Un eccesso di confidenza. Un eccesso su cui, a un certo punto, Allegri è intervenuto a gamba tesa. Togliendo gli esterni, Cuadrado e Douglas Costa, e passando dal 4-2-3-1...
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Finisce tre a due, con i campioni d'Italia in vantaggio già al 3' con Khedira, prima del sorprendente sorpasso del Chievo che pareggia con Stepinski al 37' e va avanti con l'ex Giaccherini che segna su rigore al 55' e non esulta. L'undici di Allegri non molla e trova il pari al 75' su una autorete di Bani, esulta per un gol di Mandzukic poi annullato per fallo di CR7 su Sorrentino, e poi esulta davvero per il gol di Bernardeschi al terzo minuto di recupero.
Sofferenza bianconera dunque al Bentegodi. Dove s'è vista una Juventus bella copia, tonica, brillante, capace di sfogare il suo potenziale negli ultimi 30 metri, almeno nella prima mezz'ora. Poi una Juventus brutta copia, seduta, ritmo basso con Pjanic tra i primi responsabili di quel calo. Fino all'ultima metamorfosi, quella lì, col tridente, Ronaldo a sprigionare la falcata al largo, Mandzukic a mettere pressione sulla diga veronese. Risultato giusto, espressione di una superiorità palese. Ma partita che racconta di una Juventus in cantiere. Non si può pensare che basti CR7 per vincere, aveva detto Allegri alla vigilia. Difatti.
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Il Messaggero