Juventus-Roma 3-2, è stata battaglia Rocchi, errori e due rigori dubbi

Juventus-Roma 3-2, è stata battaglia Rocchi, errori e due rigori dubbi
Dal nostro inviato ​Ugo Trani Meno male che in campo i giocatori della Roma, anche se a fine partita salutano affettuosamente...

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Dal nostro inviato ​Ugo Trani


Meno male che in campo i giocatori della Roma, anche se a fine partita salutano affettuosamente e correttamente gli avversari, non si comportano da alleati.





Provano a vincere, partendo già dal fischio d'inizio in inferiorità numerica. L'arbitro, come disse Falcao più di 30 anni fa e non solo per il famoso gol tolto a Turone, è vestito di bianconero. La musica non è cambiata. Almeno Dino Viola, però, non ha mai stretto patti con la Grande Rivale. Nemmeno fuori dal campo. Perché sapeva bene che gli episodi, nel dubbio (tre su tre pure ieri), saranno sempre a favore della Juve. Che quindi, pure quando fa la Signora, si prende tutto: rigori e punti. E lascia agli altri i rimpianti, i torti e soprattutto le prese in giro.



Lo stesso Garcia, quando ha imbracciato con eleganza il violino dopo il primo omaggio di Rocchi, ha voluto far suonare subito la sirena. Dell'allarme. Il prossimo passo del club giallorosso, anche per non avere alibi nella corsa scudetto, deve essere convinto: l'alleanza con Agnelli, visto che provoca solo rabbia e delusione, è meglio se finisce qui. A Torino. Dove la Roma perde l'imbattibilità in campionato e anche la quinta partita su cinque in questo stadio. Il passivo, con il 3 a 2 che permette alla Juve di restare sola in testa alla classifica, diventa di 17 reti prese e 3 realizzate. Magra consolazione: nel match della sesta giornata di questo torneo i giallorossi segnano il doppio dei gol fatti nelle altre quattro visite allo Stadium. Sono anche i primi due che Buffon subisce in questo torneo. Non sporcano però la striscia dei successi bianconeri: 22 consecutivi, 19 nel campionato scorso e 3 dell'attuale.



GAP ARBITRALE

Il singolo, il signor Rocchi di Firenze, firma il match e spezza l'equilibrio. Incide e innervosisce. La Roma non si piega. Sa come reagire. E, nonostante le assenze, è in partita fino all'ultimo. La Juve soffre il possesso palla di Keita, Manolas, Nainggolan, Maicon, Pjanic e Totti, per citare i più impegnati nel copione scelto da Garcia davanti a Guardiola che è arrivato a Torino proprio per saperne di più sulla prossima avversaria del Bayern in Champions. Tevez con 8 gol, compresi i 2 in coppa, stavolta è decisivo per i rigori. Ma è la prodezza (con Vidal però in fuorigioco) di Bonucci che consente ai bianconeri di allungare in classifica, vincendo la finale d'andata per il titolo. La Roma, comunque, torna a casa sentendosi vicinissima ai campioni d'Italia: i tre punti di differenza, per ora, li fa Rocchi.



PERSONALITÀ E CONVINZIONE


Garcia ha davvero spaventato la Juve. E, pure se ha perso, è come se l'avesse avvertita. Non sarà facile vincere lo scudetto, almeno non come nelle ultime tre stagioni. Piazzando Keita al centro del gioco, il francese ha individuato l'uomo che dà certezze al gruppo. Le due frecce Gervinho e Iturbe, di nuovo titolari insieme (l'ultima volta il 17 settembre contro il Cska), esaltano il tridente con imprevedibilità e tecnica. La Roma, dopo la sosta, ripartirà da loro. Cercando di recuperare qualche titolare perché gli interpreti sembrano stanchi (ieri turnover al minimo: solo 2 cambi rispetto a Manchester). Meritano di riposare. La stagione è appena cominciata. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero