Juventus, Cobolli Gigli: «Dopo Marotta, Agnelli è cambiato. Da Ronaldo in poi soltanto errori»

L'ex presidente: "L'operazione CR7 non ha funzionato, è iniziato il groviglio. Ma perché il Cda non ha vigilato?"

Giovanni Cobolli Gigli, lei è stato presidente della Juventus nell’immediato post-Calciopoli, dal 2006 al 2009. Che opinione si è fatto della vicenda che...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Giovanni Cobolli Gigli, lei è stato presidente della Juventus nell’immediato post-Calciopoli, dal 2006 al 2009. Che opinione si è fatto della vicenda che scuote il mondo Juve in questi giorni?


«Devo premettere che sono tifoso della Juve da 74 anni, anche se da quando non sono più presidente mi sono ritirato dall’ambiente bianconero, e in questi anni non ho mai avuto un rapporto di particolare vicinanza con John Elkann e Andrea Agnelli: ero legato a un’altra generazione, quella dell’Avvocato e del dottor Gabetti. Inoltre, dare giudizi di colpevolezza in questo momento sarebbe sbagliatissimo. La Juve è indagata, ma la presunzione di innocenza vale per tutti».

Però qualcosa deve essere accaduto, no?
«Valuterà la magistratura, vedremo. Di sicuro la Juve si è trovata in un groviglio di situazioni e si è avvitata. Per problemi che partono da lontano. Vede, quando Andrea Agnelli divenne presidente, fu una cosa positiva, ma anche rischiosa per lui: ha un cognome importantissimo, e legarlo strettamente alla Juve portò identificazione assoluta e grosse responsabilità. La prima fase fu molto buona: con l’aiuto fondamentale di Beppe Marotta rivitalizzò la squadra, e arrivò la stagione dei sei-sette scudetti consecutivi, poi diventati 9, vinti in modo brillante. Ma tutto cambiò con l’operazione-Ronaldo».

Che fu deleteria, alla lunga?
«Agnelli fu convinto che ingaggiare Ronaldo sarebbe stata una grande opportunità: per i ricavi enormi sul piano del marketing e perché avrebbe avvicinato la Juve alla Champions. Ma Marotta non era per niente d’accordo, e si fece da parte. Dopo, l’investimento di Ronaldo si rivelò troppo oneroso, e nel frattempo Paratici, che aveva caldeggiato CR7, portò alla Juve altri investimenti su giocatori, e nuove spese, che hanno appesantito il bilancio e hanno messo il club nei guai: non a caso arrivò una ricapitalizzazione da 700 milioni... e nel frattempo altri errori, come l’ingaggio di Sarri (lui stesso ammise che non fu un innesto felice) e scivolate, come la stupidaggine sulla vicenda Suarez, o il progetto Superlega, che nacque male e fu fermato subito. Ci dev’essere stato un cambiamento caratteriale in Andrea Agnelli».

In che senso?
«Ha avuto una visione sempre più elevata degli orizzonti della Juve, e la cosa della Superlega lo testimonia. Ma ha senz’altro gestito in maniera troppo personale le cose del club, trascurando di coinvolgere il consiglio di amministrazione, che in una società quotata in Borsa ha il dovere di essere informato costantemente».

Il fatto che il Cda sia caduto da pochi giorni le è sembrato tardivo?
«Di sicuro non tempestivo, ecco. Mi ha stupito che i consiglieri indipendenti si siano accorti di certe cose solo adesso, ossia nell’ultima riunione di lunedì, quando la prima consigliera ha lamentato di non essere stata informata, da lì poi la reazione a catena che ha portato Agnelli in minoranza. Un Cda deve vigilare meglio. Ma le cose devono essere precipitate in fretta: anche John Elkann ha cambiato opinione».

Aveva sempre sostenuto il cugino Andrea, in effetti.
«L’ultima sua dichiarazione che ricordo risale al Gp di Monza, a settembre, quando disse che aveva piena fiducia, e che vedeva Andrea pronto per fare grandi cose. Poi ha cambiato radicalmente idea. Adesso ha aperto una nuova fase, bene: la Juve non potrà che ripartire».

Secondo lei la Juve rischia seriamente qualcosa?
«Aspettiamo il lavoro dei magistrati. Non credo che la questione delle plusvalenze possa preoccupare, mentre quella del pagamento differito degli stipendi sì: se ci fosse davvero Cristiano Ronaldo con una carta privata che parla di 19 milioni, quella sarebbe la pistola fumante... Ma è presto per parlare. E sono sicuro che gli avvocati di John Elkann lo aiuteranno per il meglio».

E la squadra?


«È in ripresa, e da gennaio avrà una grande responsabilità in più, a cominciare da Allegri. Se tornasse a volare, potrebbe cambiare tutta la percezione che adesso si ha della Juve. E l’aspetto ambientale è importante: i giudici fanno il loro lavoro, ma l’opinione pubblica ha il suo peso». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero