Juve, una cavalcata lunga un anno intero

Juve, una cavalcata lunga un anno intero
E’ andata male con l’Udinese, poi tutto come da programma con la Samp. E sono nove, di fila. Definirla atipica non rende l’idea, perché è stata una...

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E’ andata male con l’Udinese, poi tutto come da programma con la Samp. E sono nove, di fila. Definirla atipica non rende l’idea, perché è stata una stagione completamente stravolta. Non nelle gerarchie, visto il nono titolo consecutivo, ma nelle incertezze di un cammino che non ha convinto pienamente, e si è lasciato alle spalle due trofei con l’obbligo di riscattarsi con gli interessi in Champions. Il primo in carriera di Sarri, il secondo consecutivo per Ronaldo, il 9° consecutivo per capitan Chiellini ha un sapore diverso dagli ultimi. È arrivato al termine di una stagione comandata ma mai dominata, tra alti e bassi, più di tre mesi di stop e un finale in calando, nel quale ha vinto chi ha sbandato meno, e la differenza l’hanno fatta i campioni di una rosa fuori dal comune.


IL NEMICO IN CASA
Il primo flash della stagione è la presentazione di Maurizio Sarri, il “nemico” che si presenta nel salotto di casa. Lo scorso 20 giugno veniva ufficializzato il “tradimento” con tanto di stemma bianconero sul petto, al termine di un’estate torrida. Il secondo fotogramma è il crack di Chiellini a fine agosto, in allenamento, e una difesa improvvisamente costretta a cambiare volto: de Ligt arruolato in prima linea mentre la squadra si ritrova senza capitano e senza allenatore, fermato dalla polmonite. Poi il campo, i primi successi, qualche passaggio a vuoto, il percorso quasi netto in Champions e un buon ritmo in campionato, fino al 7 dicembre. Alla 15ª giornata la Juve crolla contro la Lazio 3-1 all’Olimpico, e improvvisamente la corazzata bianconera si scopre vulnerabile. Inzaghi ci prende gusto e in Supercoppa passeggia su una Juve di nuovo disorientata e in affanno. Un tonfo che dà forza alle altre e apre crepe nel muro bianconero. Sarri non trova l’assetto definitivo tattico e tecnico, balla tra trequartista e tridente e invece di consolidare sperimenta. Intanto la Juve torna a macinare vittorie e vince il girone di Champions in carrozza. In campionato però altra sconfitta pesante il 26 gennaio contro il Napoli, 2-1. C’è poco tempo per analizzare i motivi, si va avanti fino alla vittoria scaccia crisi contro l’Inter dell’8 marzo, la Juve sembra aver finalmente trovato ritmo e mentalità.

LA RIPARTENZA

Ma da lì a poco l’incubo Covid-19 mette in ginocchio l’Italia e la Juventus, con Rugani, Matuidi, Dybala positivi, tra mille dubbi il campionato riparte ma i primi passi della ripartenza sono appesantiti. Zero a Zero in Coppa Italia contro il Milan, stesso risultato e sconfitta ai rigori in finale contro il Napoli, Ronaldo non lo tira nemmeno e attorno alla Continassa inizia a tirare una brutta aria. I nuvoloni su Sarri vengono dispersi dal buon filotto contro Bologna, Lecce, Genoa e Toro. Poi lo schiaffo 4-2 contro il Milan rimette tutto in discussione, compreso lo scudetto, e i due pareggi contro Atalanta e Sassuolo sono meno indigesti soltanto per le frenate di Inter e Lazio. Lo scontro diretto coi biancocelesti del 20 luglio diventa una passerella trionfale, mentre Ronaldo agguanta Immobile in cima alla classifica cannonieri. Cosa rimarrà di questa Juve? La forza con cui ha risposto a infortuni e avversità, non il gioco e lo spettacolo, i campioni che hanno fatto la differenza e un allenatore che non è ancora entrato nel cuore dei tifosi e nella testa dei giocatori, e si giocherà tutto nelle fasi finali in Champions. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero