Julio Sergio e il Brasile in balia del Covid: «Non posso vedere i miei genitori. Friedkin? Gli auguro la Champions»

Julio Sergio e il Brasile in balia del Covid: «Non posso vedere i miei genitori. Friedkin? Gli auguro la Champions»
Non è un momento facile per Julio Sergio in Brasile, uno dei paesi più colpiti dall’epidemia di Covid-19. L’ex portiere giallorosso adesso lavora nel...

Continua a leggere con la nostra offerta speciale:

X
MIGLIORE OFFERTA
ANNUALE
19 €
79,99€
Per 1 anno
SCEGLI
MENSILE
1 €
6,99€
Per 6 mesi
SCEGLI
2 ANNI
40 €
159,98€
Per 2 anni
SCEGLI

VANTAGGI INCLUSI

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e newsletter esclusive
  • I podcast delle nostre firme

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Non è un momento facile per Julio Sergio in Brasile, uno dei paesi più colpiti dall’epidemia di Covid-19. L’ex portiere giallorosso adesso lavora nel Votuporanguense una squadra di seconda divisione brasiliana e, quotidianamente, combatte contro il virus adottando le misure di sicurezza imposte dalla Lega e dal governo. Un occhio attento lo ha anche sulla Roma a cui è rimasto molto affezionato per gli anni vissuti nella Capitale. 


Com’è cambiata la sua vita con il Covid?
«Purtroppo tutti quanti noi abbiamo cambiato lo stile di vita, stiamo più attenti a certe cose. In Brasile siamo un popolo più caloroso e caldo che quando che quando si incontra si saluta con baci e abbracci. Queste cose non si possono più fare».

E il lavoro?
«Sono in una squadra che gioca nella Serie B regionale del campionato Paolista, ogni settimana facciamo il test del Covid, noi allenatori e tutti quelli che lavorano con la squadra. Durante gli allenamenti usiamo le mascherine e ci dobbiamo disinfettare con gel e alcool. Mio fratello, invece, lavora con il turismo ed è bloccato perché tutti hanno paura tutti e non vogliono rischiare nulla».

È cambiata la sua quotidianità? 
«I miei genitori non li vedo. Mio padre ha fatto 80 anni, mia mamma ne ha fatti 75 e, dato che devo incontrare tanta gente per il mio lavoro, non posso rischiare di portargli questa malattia. Quando vado a casa loro vado solo in garage e ci sentiamo per telefono».

Durante il tempo libero si lascia andare?
«Sono molto rigoroso, ho due bimbi. Ho parlato con i miei amici in Italia a febbraio e già da un po’ facevo le cose diverse».

La Roma è stata acquistata da Friedkin cosa augura al suo ex club?
«Roma come città e la Roma sono già un brand mondiale, lui avrà un impatto mediatico molto grande in tutti i suoi business. Mi auguro un progetto a lungo termine e solido che porterà la Roma a vincere la Champions».

Come spiega il calo di Pau Lopez in campionato? 

«Non lo conosco di persona, fare il portiere a Roma non è facile. Forse lo stop per la pandemia non gli ha fatto proprio bene e poi è rientrato non al top della forma». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero