Judo, Marconcini fallisce il bronzo. Gwend eliminata: tre ore in lacrime

Judo, Marconcini fallisce il bronzo. Gwend eliminata: tre ore in lacrime
RIO DE JANEIRO Dopo quattro giorni di gare il judo italiano è al secondo posto nel medagliere di specialità con un oro e un argento. Meglio ha fatto finora solo la...

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RIO DE JANEIRO Dopo quattro giorni di gare il judo italiano è al secondo posto nel medagliere di specialità con un oro e un argento. Meglio ha fatto finora solo la Russia. Oggi la terza medaglia è sfumata per poco.

Il ventiseienne aretino Matteo Marconcini negli 81 chilogrammi ha perso la finalina per il bronzo contro Sergiu Toma, moldavo di nascita ma naturalizzato dagli Emirati Arabi.
Il carabiniere con l’hobby sul surf ha danzato sul tatami dell’Arena Carioca, procedendo spedito nei primi tre turni, quando ha eliminato in serie il filippino Nakano per ippon, il belga Bottier per uno shido e il moldavo Duminica al golden point per ippon. L’azzurro si è arreso poi al numero uno del ranking, il georgiano Tchrikishvili nei quarti di finale. Abbandonate le ambizioni di oro e argento Marconcini ha affrontato col piglio giusto i recuperi, dove ha disteso sul tappeto prima il bulgaro Ivanov (ippon nel tempo supplementare) e poi ha perso nettamente contro Toma.
La giornata sul tatami è stata segnata in casa Italia anche dall’eliminazione nei 63 chilogrammi della ventiquattrenne dai natali camerunensi Edwige Gwend. Dopo aver battuto la svedese Hermansson, l’azzurra si è arresa alla leader del seeding, la slovena Trstenjak, non senza polemiche:
«Quando mi ha colpito alle gambe – ha commentato la Gwend – ho pensato che fosse fatta e di aver vinto  contro la numero 1 al mondo. La squalifica però non è arrivata e ora non riesco a smettere di piangere». Inutile la richiesta di prova tv del team azzurro.


A fine serata nel clan italiano si fa comunque festa. Da Montreal 1976 il judo ha sempre portato almeno una medaglia tranne che nel 1988 a Seul. Negli ultimi anni l’alloro olimpico aveva cinto il capo di Pino Maddaloni a Sydney e Giulia Quintavalle a Pechino, mentre sugli altri gradini del podio erano saliti anche Ylenia Scapin Emanuela Pierantozzi e Girolamo Giovinazzo nel 2000, Lucia Morico ad Atene e Rosalba Forciniti a Londra. Qui a Rio sono arrivati in rapida successione l’oro di Fabio Basile e l’argento di Odette Giuffrida. La cura del nuovo direttore tecnico, il giapponese Kiyoshi Murakami, ha fatto più che bene. Così un movimento che fino a qualche mese fa non aveva ancora conquistato nessuna carta olimpica, ora torna a casa con due medaglie. Quando i pronostici vengono scombussolati gli italiani sanno sempre dire la loro.
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Il Messaggero