E' un De Rossi da applausi, segna il gol numero 100 di un romanista in Nazionale

E' un De Rossi da applausi, segna il gol numero 100 di un romanista in Nazionale
dal nostro inviato Per fortuna, Daniele c'è. De Rossi resiste, non ha mai perso la voglia di azzurro, nemmeno dopo l'amarezza del Brasile e le dimissioni in blocco di...

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dal nostro inviato Per fortuna, Daniele c'è. De Rossi resiste, non ha mai perso la voglia di azzurro, nemmeno dopo l'amarezza del Brasile e le dimissioni in blocco di Prandelli e Abete, e con la solita voglia torna a disposizione anche di quel tecnico "nemico" e protagonista nelle cento battaglie tra Roma e Juve, cioè Antonio Conte. Il romanista veste i gradi di capitano e soprattutto fornisce una prestazione all'altezza della sua fama e di questa maglia, forse troppo vilipesa nell'ultimo appuntamento brasiliano e per tutta una serie di motivi.




DE ROSSI ALLA PIRLO


Giocando la nuova Italia di Conte con una difesa a tre (e ben fornita) più due terzini-ali, Daniele non ha l'assillo e il piacere di fare lo schermo protettivo come fa nella Roma e come faceva con Prandelli, il suo gioco diventa quello del regista puro, un po' alla Pirlo (assente per infortunio), ovviamente con caratteristiche diverse. De Rossi quando c'è da randellare non si tira indietro e più del suo amico Andrea ha maggiore forza fisica. Rispetto a Pirlo ha un piede "diverso", sicuramente meno artistico, comunque efficace: la palla che manda in porta Zaza porta la sua firma e dopo dieci minuti di gioco si riaccende il San Nicola di Bari, teatro qualche anno fa di un esodo di tifosi romanisti, un preludio a quello che fu il terzo scudetto della Roma, anno 2000/2001. Lui non era in campo quel pomeriggio di primavera a Bari, quando la Roma è uscita dal campo con un tre a zero che sapeva di tricolore, ma quella giornata Daniele se la ricorda bene, perché della Roma è sempre stato tifoso e in quel periodo già vestiva la maglia giallorossa, se pur nel settore giovanile. Proprio della Roma poi è diventato leader e giocatore indispensabile, fino a diventarne, ad oggi, il miglior rappresentante in azzurro, oltre che - con la rete segnata su rigore proprio qui al San Nicola contro l'Olanda - il centesimo giallorosso goleador con la casacca della Nazionale. Nell'Italia Daniele ha segnato sedici reti in tutto, ha raggiunto Vialli e Toni, che di mestiere facevano e (uno di loro ancora lo fa, e bene, nel Verona), gli attaccanti. Ha vinto un campionato del mondo e ne sogna un altro. Per questo la maglia non la molla per niente al mondo, anzi, come lui stesso ha dichiarato più volte, «finché le gambe mi consentiranno di non fare brutte figure». E se le gambe sono queste, di brutte figure ne farà poche, e per un bel po' ancora. Purché si remi tutti dalla stessa parte, non come in Brasile. Per adesso si respira un'aria diversa, chissà se e quanto durerà. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero