Il principe biancoceleste quando diventa azzurro perde la sua bellezza. O meglio, gli occhi con cui lo vede il ct Mancini non sono gli stessi con cui lo guarda Inzaghi. Dalla...
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ENERGIE PER LA LAZIO
Già, proprio il gemello del gol con cui Ciro ha diviso i suoi anni a Torino. Il Gallo ha ricominciato a cantare, Immobile, invece, resta in silenzio. Non è un caso che su 13 gare con Mancini in panchina Ciro non sia stato convocato 4 volte, 5 è rimasto in panchina e delle 4 che ha giocato tre le ha fatte da titolare e una da subentrato. La maledizione sotto porta lo ha nuovamente reso prigioniero. Immobile sa fare solo gol belli. È più forte di lui, una volta lo disse anche Inzaghi. E questa è la giustificazione di Mancini per la Nazionale. Due gol all’esordio con la Samp poi la macchia al derby con la rete divorata a tu per tu con Pau Lopez. Eppure in serie A (101 centri totali) è sempre tra i primi della classifica marcatori. Motivo per cui il ct è “costretto” a chiamarlo. Le esclusioni di Ciro hanno fatto molto rumore. A Formello rischiano di pesare queste delusioni. Immobile non può ricominciare la stagione con questa brutta aria. Inzaghi è preoccupato perché sa quanto queste scelte influenzino il suo attaccante. L’anno scorso le scelte di Mancini condizionarono il rendimento d’Immobile, diventarono un peso ingombrante nella sua testa. E’ impressionante la statistica: da quando a marzo 2019 scoppiò la polemica per il mancato utilizzo contro il Lichtenstein, Ciro ha segnato appena 4 reti fra campionato e Coppe in 15 partite, considerata anche l’ultima contro la Roma. Appena un centro nel 2 a 2 col Sassuolo su rigore e un altro contro il Torino all’ultima giornata. Al suo ritorno Inzaghi ci parlerà di nuovo. Lazio dipende dal sorriso del suo principe biancoceleste tornare a sentire le note della Champions.
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Il Messaggero