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MILANO La fantasia è al potere, ma se non fai gol non vai da nessuna parte. La fantasia porta il nome di Verratti, di Jorginho di Barella, poi di Pellegrini, prima ancora di Bernardeschi. Calcio e tecnica. Calciatori tecnici, di qualità. E’ l’ app che sta consultando Roberto Mancini per trovare la via del gol. Che non arriva, non c’è niente da fare. Non è più un problema di gioco prevedibile o di non gioco, ma in questo preciso momento è più attribuibile alla (scarsa) vena degli interpreti: a San Siro è toccato a Immobile portarsi sulle spalle la responsabilità, ma anche Insigne non è stato da meno. Perché questi due grandi giocatori segnano tanto nei loro club e non con l’Italia? Succede, non sarebbe nemmeno la prima volta, accadeva a Giordano, a Pruzzo, allo stesso Mancini: profeti nelle proprie patrie, non nella patria delle patrie, la Nazionale. «Non è un problema da poco, quello del gol», ha detto il ct a fine partita. La mano non te la può dare Chiesa, che nella Fiorentina è un idolo ma di gol ne fa pochi. Servirebbe un Higuain, un Icardi, uno che di solito gioca tanto a gol e poco di squadra. Un Pippo Inzaghi, per intenderci. Ma se il gioco c’è il problema del gol non è da poco ma è risolvibile. Il contrario sarebbe stato più disastroso. E il fatto che ci sia il gioco è una bella notizia, pensando a un anno fa, a quella malinconica serata sempre di San Siro (Italia-Svezia), finita senza gioco, senza gol. E, ahinoi, senza il Mondiale. Questa Italia non ha le Final Four di Nations League ma - a quanto pare ha un futuro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero