Internazionali Bnl, Murray, Sharapova e Nadal i favoriti

Internazionali Bnl, Murray, Sharapova e Nadal i favoriti
Grati per il regalo ricevuto dalla sorte, Maria Sharapova (prima le signore) e Rafael Nadal vagoleranno per i campi del Foro Italico lievi e leggeri, consapevoli di essere nel...

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Grati per il regalo ricevuto dalla sorte, Maria Sharapova (prima le signore) e Rafael Nadal vagoleranno per i campi del Foro Italico lievi e leggeri, consapevoli di essere nel cuore di ciascun appassionato, nell'obiettivo di tutti i fotografi, negli incubi di ogni rivale. Registrate le assenze più o meno giustificate di Serena Williams e di Roger Federer, saranno dunque loro i primi attori di quel gran pattinare sulla terra rossa che sono gli Internazionali d'Italia.


Masha e Rafa. Lontani un paio di galassie, vicini nello sport, quasi sovrapponibili nell'andare degli ultimi mesi. Delle ultime settimane, via. Saranno i favoriti dei tornei romani, questo è perfino inutile sottolinearlo, anche se di Novak Djokovic e di Andy Murray il detentore del titolo nessuno mai deve dimenticare la bravura, il talento, la fluidità dei gesti, la capacità di rendere semplici le imprese più complicate. Comunque, un po' per la storia, un po' per la cronaca e molto per il mito, ad illuminare Roma provvederanno il colore e il calore di uno spagnolo di Manacor e il pallore e la glacialità di una russa, anzi siberiana, di Njagan. 

LA DISCESATrent'anni, entrambi. Vagamente amato dalle donne, lui; letteralmente venerata dagli uomini, lei. Eppure, sbirciando dati, numeri e cifre, nel gran ballo dei social e dei follower a spuntarla è Rafa su Twitter e su Instagram; e Masha su Facebook. Ed è strano, e curioso, e forse perfino degno di un'indagine, nel tempo in cui la ricchezza si misura quasi più in follower che in dollari: che agli utenti di Facebook piaccia più la Sharapova che Nadal, mentre quelli di Instagram e di Twitter amino più lui di lei. Chissà. Però non è inutile ricordare che a tennis vince chi fa più punti (non sempre, a dir la verità) e di sicuro non chi sbandiera la lista degli amici virtuali più lunga.

A Roma, certo, Maria e Rafa hanno vinto molto: lei in tre occasioni; lui per sette volte, e si è largamente depositata nella leggenda la finale vinta nel 2005 da Rafa contro Coria, cinque ore e 14 minuti di meraviglie incise nella galassia del fantastico. Un addestramento dei marines avrebbe ottenuto lo stesso effetto. Dato però che la vita e lo sport arredano i nostri sentieri anche di buche e di discese, non dev'essere stato un caso che di recente Maria e Rafa siano scivolati nelle ombre del campo, a respingere siluri imprevisti, partiti dall'invisibile.

LA RISALITALo sapete tutti: l'anno scorso la Sharapova è stata squalificata per essersi macchiata di doping tradimento dello sport. Analogamente Nadal, per un oceano di ragioni sintetizzabili in cinque parole facili facili il tempo che naturalmente scorre , ha conosciuto sconfitte e infortuni, disfatte del fisico e passaggi a vuoto della mente. «Non è più Nadal», si sussurrava, senza approfondire. Era un nuovo Nadal, invece, ora possiamo annotare. Perché, d'improvviso, dopo essere precipitato nello spavento di un mondo nero, ha saputo indovinare i colori. E, così, rinascere. Dove c'era un vuoto, ora esiste il futuro. Dove i tic sembravano averlo reso un prigioniero di sé, adesso è affiorata una nuova autorevolezza.


Infatti, ad aprile, ha conquistato i tornei di Montecarlo e di Barcellona, Rafa; proprio mentre Maria, ritrovata la racchetta dopo la sospensione, travolgeva avversarie e timori nel torneo di Stoccarda: si è arresa solo alla francese Kristina Mladenovic. Avrà vissuto sensazioni particolari, probabilmente simili al tornare a guidare una macchina dopo un lungo periodo. Qui a Roma potrà giocare con il favore di una wild card (e giù polemiche). Fino a pochi mesi fa né Masha, né Rafa avrebbero mai immaginato di poter colmare distanze tanto ampie, attraversare l'universo e atterrare qui a Roma da favoriti. Hanno lavorato, ecco il cuore del segreto. E nel luogo in cui vedevano solo una nebbia, hanno visto la bellezza di un avvenire. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero