C’era una volta l’Inter. L’Inter di Moratti e di Mourinho. L’Inter che toccò il cielo con un dito, grazie al triplete del 2010. Poi è...
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UNA MEZZA DELUSIONE
Adesso pure qualche individualità importante. Miranda, Brozovic, Vecino, Perisic, Icardi. Sono i cinque migliori giocatori dell’Inter, saranno tutti protagonisti del prossimo Mondiale. A Marassi in campo c’era solo Vecino. Gli altri, infortunati, tranne Brozovic escluso da un incomprensibile ostracismo incredibilmente più dei tifosi nerazzurri che dello stesso Spalletti. Poi manca la tranquillità, come dimostrato dalla grottesca azione dell’autogol di Ranocchia. Finora Spalletti non è riuscito a dare alla squadra né la qualità né la tranquillità che oggi difettano. Anzi, le sue dichiarazioni, i suoi comportamenti, come già l’anno scorso a Roma, creano ulteriori tensioni, con l’ambiente esterno, ma anche con la stessa società, già debolissima di suo, con una proprietà lontana, un presidente (ufficialmente ancora Thohir) prestanome, un direttore tecnico (Sabatini) in comproprietà e un ds (Ausilio) inspiegabilmente ancora in sella nonostante i fallimenti a catena. Sì, da Spalletti ci si aspettava di più, ma il tecnico rimane in questa stagione l’unica ancora di salvezza. Purché la smetta di inventarsi nemici e dedichi il suo tempo a mettere meglio in campo i giocatori. A cominciare dai più bravi. Come Rafinha. Prima di rovinare definitivamente anche lui. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero