Da un’infanzia di stenti nei sobborghi poveri di Anversa, in Belgio, allo straripante debutto a San Siro con la maglia dell’Inter. Passando dalle giocate con...
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L’INFANZIA IN MISERIA
Non molto tempo fa Lukaku aveva accennato alla sua storia, alla sua infanzia «dove eravamo in miseria, non semplicemente poveri». Una madre che scoppia a piangere, un menù che era «il solito pane latte allungato con l’acqua, era tutto ciò che ci potevamo permettere. La foto di mia madre appiccicata al frigorifero mi ricorda ogni giorno le sofferenze che abbiamo dovuto attraversare». Quando in casa la famiglia Lukaku era rimasta senza soldi, era sparita la televisione, spesso anche la luce e l’acqua. È in quel contesto che nasce la voglia di riscatto di questo gigante buono fortemente voluto da Antonio Conte, che ne ha sempre apprezzato il temperamento, la voglia di aiutare la squadra, il sudore per la maglia, il senso del lavoro.
LA PROMESSA AL PADRE
È grazie a tutto questo che Lukaku è riuscito a mantenere la promessa fatta al padre, nell’ennesima giornata di sconforto familiare: «Quando avrò 16 anni e potranno farmi un contratto da professionista, cambierà tutto». Detto, fatto. L’attaccante dell’Inter ha sempre avuto le spalle larghe, ha abbattuto la diffidenza dei «genitori degli altri ragazzini» e a 17 anni ha vinto in Belgio il suo primo scudetto con l’Anderlecht: «Non volevo essere tra i più forti, puntavo ad essere semplicemente il migliore, il più forte e il più grande di tutti. Perché ricordavo quando schivavo i ratti in giro per casa». Per raggiungere il suo obiettivo si è trasferito in Inghilterra e ora all’Inter. L’inizio in nerazzurro è stato con il botto (e non solo per il gol al Lecce). Proprio come si aspettava Conte. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero