Inter, Leonardo: «Non sono il profilo ideale. Serve qualcuno che decida»

Inter, Leonardo: «Non sono il profilo ideale. Serve qualcuno che decida»
«Io non sono il profilo ideale per l'Inter. Sono un tecnico manageriale. Sono un profilo diverso da quello che stanno cercando»: lo dice a Sky Leonardo, uno dei...

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«Io non sono il profilo ideale per l'Inter. Sono un tecnico manageriale. Sono un profilo diverso da quello che stanno cercando»: lo dice a Sky Leonardo, uno dei nomi che è circolato per il dopo De Boer. «Non è Moratti che spinge. Penso che il mio nome sia uscito - dice - più per il passato. La mia esperienza seppur breve è rimasta».


«La scelta del nuovo allenatore deve essere condivisa, sentita. Altrimenti il rischio è che non vada bene. E al momento all'Inter non è così». È la convinzione di Leonardo che pone come priorità la riorganizzazione societaria alla scelta di un nuovo tecnico. «Bisogna avere calma, molta calma. Prima di scegliere l'allenatore devono rivedere tutta la situazione e come possono organizzarsi. Bisogna risolvere questo prima - dice a Sky - altrimenti il nuovo allenatore si troverebbe in una situazione non ideale. Serve qualcuno che possa dare stabilità. Un uomo legato alla squadra mentre la società si organizza. A quel punto anche Vecchi potrebbe restare».

«Le nuove società di calcio, come quelle inglesi che sono un punto di riferimento, hanno un board. Oggi però all'Inter non c'è ancora. La proprietà deve identificare le persone che possano decidere. Persone che abbiano conoscenza del luogo. Anche una sola persona da cui poi far partire il gruppo di dirigenti. Si devono riorganizzare. Serve che ci sia una persona - spiega - che abbia una conoscenza complessiva. È un ruolo di fiducia, si deve conoscere bene la proprietà. E questo non sono io, perchè di fatti non ci conosciamo».

«La situazione non è semplice. È partita male, una stagione travagliata. Ma è normale visto che l'Inter è stata ceduta due volte negli ultimi tre anni - continua Leonardo -. Manca il punto di riferimento economico ma soprattutto sentimentale di Moratti. È difficile. I cinesi non sono ancora preparati e l'Italia non è preparata ad accogliere i cinesi».
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Il Messaggero