Inter, la festa scudetto è finita: l'addio di Conte cambia scenario. Ecco Sarri o Mihajlovic

Inter, la festa scudetto è finita: l'addio di Conte cambia scenario. Ecco Sarri o Mihajlovic
Antonio Conte non è più l’allenatore dell’Inter. Lo ha ufficializzato lo stesso club nerazzurro nella serata di ieri, ricordando nel breve comunicato...

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Antonio Conte non è più l’allenatore dell’Inter. Lo ha ufficializzato lo stesso club nerazzurro nella serata di ieri, ricordando nel breve comunicato «lo straordinario lavoro svolto» e che «rimarrà nella storia del club». Così a differenza di quanto accaduto nell’agosto scorso, non è servito un summit dirigenziale a Villa Bellini, a Somma Lombardo in provincia di Varese, per cercare un compromesso. Questa volta la storia era diversa. Conte lo ha compreso alla vigilia della gara contro l’Udinese, vinta 5-1 che ha sancito il 19esimo titolo nella storia dell’Inter. Uno scudetto atteso 11 anni – dal Triplete di José Mourinho – festeggiato sul campo di San Siro davanti a mille spettatori. Troppo repentino il ridimensionamento imposto da Suning, che Conte non avrebbe accettato mai. Certo, ha sperato fino all’ultimo che Steven Zhang, il giovane presidente che tra qualche giorno tornerà in Cina, cambiasse idea e decidesse di rinforzare una squadra capace di dominare in Italia e pronta a essere protagonista anche in Champions. Invece, tutto questo – a causa della crisi economica dovuta alla pandemia e alle restrizioni ormai note del governo di Pechino sugli investimenti nel calcio – non potrà accadere. 

I MOTIVI
Da qui il divorzio e la risoluzione consensuale con una buonuscita di 7,5 milioni di euro, poco più della metà dell’ingaggio dell’ultima stagione. Con tanto di «promessa»/clausola, si vocifera, di non allenare in Italia nella prossima stagione. Specie la Juve. Di fatto, alla base del divorzio tra l’Inter e Conte c’è una diversa visione sui programmi futuri. L’allenatore chiedeva di non vendere nessuno dei big, la proprietà ha invece necessità di chiudere il mercato in attivo di almeno 70 milioni da incassare con la cessione di almeno uno dei big. L’indiziato è Lautaro Martinez (con lui i nerazzurri ricaverebbero un’ottima plusvalenza) ma bisognerà vedere quali saranno le decisioni dei «contiani» come Barella, Hakimi e (soprattutto) Lukaku. Non solo. Il piano aziendale prevede un contenimento del costo del lavoro che deve scendere dagli attuali 220 milioni a 180. Insomma, una cura dimagrante consistente. Adesso su Conte ci sono Tottenham (gli offre quasi 20 milioni di euro all’anno) e Real Madrid. Più defilato il Psg. 

LE ALTERNATIVE 


Dalla vittoria dello scudetto il 2 maggio a ieri è cambiato tutto. Il grande sogno di Suning era Massimiliano Allegri, che sembra però vicinissimo alla Juventus. Resta viva la pista Sinisa Mihajlovic, che conosce molto bene l’ambiente Inter. Infine, sullo sfondo c’è la suggestione Maurizio Sarri, ma il suo sistema di gioco e la sua visione tattica va un po’ in contrasto con la filosofia di Conte. Molte le proteste dei tifosi nerazzurri. Ieri sono apparsi due striscioni polemici ai piedi della sede dell’Inter: «Ridimensionare i campioni è solo da c......i: mister, staff e giocatori non si toccano»; il secondo: «Zhang prenditi le tue responsabilità o lascia la nostra città». Una delegazione di ultrà è stata addirittura accolta dall’ad Beppe Marotta negli uffici della società. Il dirigente ha spiegato le ragioni – solo economiche – della crisi. Da parte loro, i tifosi hanno ribadito che non è accettabile l’ipotesi di smembrare una squadra capace di vincere lo scudetto. Invece, è quello che rischia di accadere nei pressi di viale Liberazione.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero