L’incontentabile Antonio Conte ha sorpreso un po’ tutti. Da Nanchino alla sede di Milano in viale Liberazione c’è perplessità per lo sfogo del...
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Il timore di Conte è legato ai risultati europei. Senza qualificazione agli ottavi (garantisce 20 milioni di euro), sarà un po’ più difficile avere rinforzi nel mercato di gennaio. Il tecnico vorrebbe un altro difensore centrale, un’alternativa sulla fascia (Darmian del Parma l’obiettivo numero uno), Vidal a centrocampo e un attaccante che possa far rifiatare Lukaku, capace sì di siglare 9 gol in 11 partite (nessuno come lui alla prima stagione in nerazzurro dai tempi di Ronaldo nell’anno 1997-98), ma ancora a secco in Champions. L’ex ct è stato rassicurato, nell’incontro di ieri, da Javier Zanetti, Beppe Marotta e Piero Ausilio, che hanno chiesto tranquillità e ribadito la volontà di rinforzare la rosa. Ricordando, però, che la sessione invernale aprirà tra poco meno di due mesi e fino a quel giorno non ci dovranno essere altre dichiarazioni forti.
SALTO DI QUALITÀ
Nel raccontare la vicenda va analizzato il preoccupante nervosismo di Conte, nonostante l’Inter in estate abbia speso oltre 170 milioni di euro sul mercato. Con quelle frasi Conte sembra essere tornato indietro al 2014, ai tempi juventini, al «non si mangia con 10 euro in un ristorante da 100». La differenza è che al suo arrivo all’Inter, nessuno gli ha chiesto di vincere subito lo scudetto o la Champions. Era ben consapevole di arrivare in una squadra che negli ultimi due anni aveva acchiappato in extremis il quarto posto e che sarebbe dovuta crescere giorno dopo giorno. Fin dall’inizio della sua avventura interista, lui stesso ha sempre parlato di «step», di «crescita», di «esperienza» che si conquista anche attraverso gare come quelle di Barcellona e Dortmund. C’è chi riconduce tutto alla voglia di rivalsa di Conte nei confronti della Juventus. Sta di fatto che di martedì sera resterà l’amarezza dei dirigenti nerazzurri, andati via dal Westfalenstadion scuri in volto, senza la minima voglia di commentare le uscite del tecnico. Apparse severe nel non riconoscere l’impegno di Suning di pilotare l’Inter al di fuori dei paletti del fair play finanziario e tornare a lottare per lo scudetto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero