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ROMA Ora che la moda si è cristallizzata in una consuetudine, il quadro appare nitido. E allora va riconosciuto che gli inglesi, in fondo, adorano il calcio italiano e soprattutto gli allenatori nostrani. Non può essere altrimenti, almeno a guardare il blocco azzurro atterrato al di là della Manica. Ieri, per intendersi, alla delegazione italiana si è aggiunto un nuovo volto: vale a dire Walter Zenga. Guiderà il Wolverhampton tra le insidie della Serie B inglese, l'ex portierone della Nazionale. Come si sa, però, a indicargli la via negli scorsi mesi sono stati Claudio Ranieri, niente meno che campione d'Inghilterra in carica con il Leicester City; Antonio Conte, il nuovo manager del Chelsea; Francesco Guidolin, l'allenatore dello Swansea; Roberto Di Matteo, appena ingaggiato dall'Aston Villa; e Walter Mazzarri, sedotto di recente dal Watford. Così, dopo aver giocato gli Europei con la maglia della Rai, Zenga staccherà un nuovo biglietto per lo spettacolo del pallone giocato. Ieri, ad esempio, sedeva in tribuna al Molineux Stadium e guardava l'amichevole tra i suoi Wolves e lo Swansea di Guidolin. Il risultato, disastroso: 4-0 per i gallesi. Esonerato dalla Sampdoria a novembre, è utile ricordare che Walter, perfetto navigatore, non ha mai rinunciato al viaggiare, se è vero che ha lavorato anche negli Stati Uniti, in Romania, in Serbia, in Turchia, negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita. A lui, si capisce, lo spirito d'avventura non è mai mancato.
LA SCUOLA
Insomma la colonia degli italiani planati nella galassia inglese continua a lievitare, e bisogna pure sottolineare che lo scenario induce a una duplice riflessione. Perché da un lato la Serie A non smette di perdere i propri migliori elementi: ma dall'altro decolla (pur lentamente) a marchio e garanzia di successo. D'altronde, a rifletterci, in coda alla scorsa stagione due club di assoluto prestigio quali il Chelsea e il Bayern Monaco hanno sostituito un paio di fuoriclasse della panchina come José Mourinho e Pep Guardiola con i migliori frutti della scuola di Coverciano: Conte e Carlo Ancelotti. Di tanti indici possibili, forse, il calcio azzurro potrebbe cominciare a considerare pure la percezione che gli allenatori italiani vantano tra le presidenze più influenti d'Europa. Ne guadagnerebbe in autostima.
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Il Messaggero