Italia, Immobile sempre nel mirino: a Mancini manca una punta di livello internazionale

Immobile
Professione capro espiatorio, Ciro Immobile è ormai il colpevole designato se la nazionale non segna, non vince, o delude. Dalli a Ciro, a prescindere, anche contro...

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Professione capro espiatorio, Ciro Immobile è ormai il colpevole designato se la nazionale non segna, non vince, o delude. Dalli a Ciro, a prescindere, anche contro l’evidenza dei fatti, ma capita che la critica calcistica si muova con riflessi pavloviani, nella migliore delle ipotesi. E’ una situazione insostenibile proprio per lui, che ormai soffre tremendamente la pressione, l’attesa e le critiche che sa arriveranno, e va in campo scosso, non tranquillo, vorrebbe dimostrare chissà cosa e si annebbia. Chi lo conosce, sostiene che Ciro legga e ascolti troppo ciò che si dice in giro di lui, tra carta e web, e ne soffra in eccesso. Si sente il brutto anatroccolo dei campioni d’Europa, e non ne esce, perché le critiche continuano in automatico. Il serpente che si morde la coda. 

 

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PEGGIO GLI ALTRI
A Basilea c’è chi lo ha bocciato di brutto, eleggendolo di gran lunga peggiore in campo, eppure Immobile ha avuto un solo vero tiro a disposizione (al 14’, destro altissimo dal limite su invito di Berardi, ma non è stato certo un gol sbagliato), e al 26’ stava per andare in porta ma è stato anticipato in uscita da Sommer (e l’invito di Berardi non era preciso). Per il resto è apparso e scomparso tra i difensori, manifestando gli antichi impacci atletici in campo internazionale, ma ha pressato moltissimo e spesso da solo, a tratti ha aperto varchi per Berardi e Insigne che poi hanno fallito gol facili, ha invitato in area Berardi nell’azione del rigore, approfittando del regalo di Rodriguez.

Sono andati peggio di lui sotto porta proprio Insigne e Berardi, che hanno maggiori responsabilità visto che se il primo tempo fosse finito 3-0 non ci sarebbe stato nulla da dire, e non parliamo di Jorginho che ha esalato quel destro su rigore. Eppure la colpa è di Ciro, dicono in giro. Il suo è un problema che va oltre la tecnica e la tattica, perché i movimenti che Mancini chiede li compie, anche se non sempre, in campo la sua parte la fa. Ormai la questione è di natura psicologica. Eppure Immobile è sempre stato questo, ha giocato un Mondiale e due Europei in azzurro, e 55 partite. 

 

 

CI MANCA IL GRANDE BOMBER 
Semmai il fatto che a 31 anni continui a essere il nostro centravanti più spendibile a livello internazionale, chiama in causa altre responsabilità, non le sue. Da anni Juve, Inter e Milan non hanno un grande attaccante di passaporto italiano, e non ce l’hanno neppure il Napoli, la Roma o l’Atalanta, nessuna delle grandi, non ce n’è uno nemmeno a Firenze o a Bologna. Non se ne vedono proprio in giro, chissà se per colpa dei soliti club che non programmano o non investono sui giovani, o se è una questione generazionale, di ragazzi che non sanno o non vogliono emergere perché non hanno fuoco interiore e voglia di sacrificarsi. Adesso rispunta Kean alla Juve, ma è un profilo già ben conosciuto.

L’alternativa Belotti non convince il Mancio per primo: risale al campionato 2016-2017 l’ultimo suo exploit, 26 gol, poi si è immalinconito nelle mestizie del Torino, si è come prosciugato da sé. Raspadori e Scamacca per carità, sono due bravi figlioli e giocano nel Sassuolo, che è simpatico a tutti e fa affari con tutti, ma Raspadori a 21 anni ha segnato 9 gol in 41 gare di A, Scamacca a 22 anni è a quota 8 in 31 partite, ed entrambi non sanno cosa sia il calcio internazionale. Logico che l’unico credibile sia Immobile, anche se il suo curriculum azzurro è quello che è, 55 partite e 15 gol, e a parte gli ultimi contro Turchia e Svizzera agli Europei, li ha segnati ad avversari minori: Israele, Macedonia, Liechtenstein, Finlandia, Armenia, Irlanda del Nord, Lituania e Repubblica Ceca. 

E ORA CHI GIOCA?


E’ presto per dire se un Ciro ormai coi nervi a pezzi rischi seriamente il posto in nazionale, di sicuro Mancini vorrebbe sostenerlo ancora ma è tentato dalla strada del trio di attaccanti che si scambiano la posizione: Chiesa-Insigne-Berardi o l’inserimento di Zaniolo, soluzione affascinante e ancora sperimentale, o di Pellegrini, già capitato in passato. Con la Lituania, terza partita in 7 giorni, ci saranno cambiamenti, molti azzurri sono stremati a cominciare da Chiesa che ha muscoli assai affaticati, e sabato c’è Napoli-Juve: a Torino fremono, e vigilano. Poi Ciro tornerà a casa, alla Lazio, e rifiorirà. Va sempre così.

 

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Il Messaggero