Il week end di passione dell'Italia pallonara. Sabato sera allo Stadium seconda contro prima e domenica al Franchi terza contro quarta

Il week end di passione dell'Italia pallonara. Sabato sera allo Stadium seconda contro prima e domenica al Franchi terza contro quarta
Un tranquillo week end di passione pallonara. Banale, forse. Ma la realtà è questa. Seconda contro prima, sabato; terza contro quarta, domenica. Senza dimenticare,...

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Un tranquillo week end di passione pallonara. Banale, forse. Ma la realtà è questa. Seconda contro prima, sabato; terza contro quarta, domenica. Senza dimenticare, per amore di cronaca, gli anticipi degli anticipi, cioè le partite di Lazio (domani) e Roma (venerdì). La sera di San Valentino, insomma, si avrà più chiarezza su scudetto e zona Champions? No, dice la logica. Perché, digerito lo spezzatino, ci saranno altri 39 punti da assegnare, tredici partite da onorare prima del fischio finale del campionato. Saranno verdetti parziali, in parole povere, al di là degli esiti degli scontri-diretti in cima alla classifica. Allo Stadium, sabato, si affronteranno il miglior attacco, Napoli, e la miglior difesa, Juventus, del torneo. Solo che i campioni d'Italia, lì dietro, dovranno fare a meno di una colonna come Chiellini (oltre che di Caceres): non una buona notizia, se si pensa che dall'altra parte ci sarà il Re del campionato, Higuain, 24 in altrettante partite. E la domanda, in questi casi, da sempre è la seguente: lo scudetto si vince segnando più gol o prendendone meno? La storia del campionato ci ricorda che 41 volte il titolo è andato a chi ha segnato di più, 40 a chi ha subito di meno e nei restanti 18 casi né al miglior attacco né alla miglior difesa. Tutto questo senza conteggiare il numero delle squadre che hanno vinto lo scudetto avendo sia il miglior attacco che la miglior difesa. Tipo la Juventus dello scorso anno, doppiamente prima. Ma le statistiche, lo dicono gli esperti, hanno un valore relativo, nel senso che l'attualità non può esser spiegata da numeri vecchi.

TUTA CONTRO GIACCA E CRAVATTA
Il Napoli capolista si presenterà a Torino con un vantaggio di due punti e otto vittorie di fila alle spalle; la Juventus, con il successo di Frosinone, è salita a quota 14 successi consecutivi. Due squadre che stanno benissimo, ecco il punto. E che si equivalgono: 17 volte entrambe hanno conquistato i tre punti, ad esempio, con gli azzurri che hanno perso soltanto due partite, l'ultima all'inizio di dicembre a Bologna: da quel momento, il pari casalingo con la Roma e poi le otto vittorie di fila. Non male. La Juventus (4 ko) dopo esser crollata a fine ottobre a Reggio Emilia contro il Sassuolo (curiosità: lì aveva perso alla “prima” anche il Napoli) ha cominciato a marciare come un rullo compressore, 42 punti in 14 partite e vetta soltanto a due lunghezze. Se il Pipita è il simbolo del Napoli di Maurizio Sarri (tuta, scarpe da ginnastica, barba incolta e modi sbrigativi), Paulo Dybala lo è della Juventus di Max Allegri (giacca, cravatta, app e social): sarebbe assai sbagliato, però, pensare che Napoli e Juve sono soltanto quei due argentini così diversi. Loro sono semplicemente le stelle oggi più luccicanti di due gruppi super organizzati, i valori aggiunti di collettivi quasi perfetti. Sarà spettacolo, allora? Dipenderà dall'approccio mentale che avranno i protagonisti alla super sfida da sei punti.
SPALLETTI IN AGGUATO

Domenica sera al Franchi, poi, la sfida dei musi lunghi con vista sulla Champions tra Fiorentina (46 p.) e Inter (45), che non stanno bene e che sono guidate da due tecnici, Paulo Sousa e Roberto Mancini, fin troppo nervosi. La sensazione che chi perderà sarà perduto è molto forte. Luciano Spalletti (44) non aspetta altro, Carpi permettendo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero