C'era una volta il terzino. Che, al massimo, poteva essere fluidificante. Così come lo stopper era roccioso, l'ala guizzante e il mediano geometrico; e c'era...
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ESTERNO ALTO MA PURE BASSO
In tempo di calciomercato, conta vendere; anzi, conta saper vendere. Tanto qualcuno che ci casca (o ci vuole cascare...) a comprare lo trovi sempre. L'esterno alto, l'ex ala, oggi deve ancora saper saltare l'avversario ma anche dare equilibrio alla fase difensiva, manco fosse un esterno basso. Che, a sua volta, deve dare equilibrio alla fase offensiva. Mah. Il mediano di rottura di una volta oggi si chiama rubapalloni ed è ricercatissimo solo se ha i piedi buoni, non ignoranti. Come se uno potesse fare di professione il calciatore avendo i piedi fucilati. Sta storia di saper giocare con i piedi è diventato un paradossale trend estivo, visto che ricorre (troppo) spesso e che un po' spaventa: dato che nel gioco del calcio non si può prendere il pallone con le mani, va da sé che un requisito fondamentale e banale sia saper usare i piedi. Eppure non si perde occasione per magnificare chi sa farlo. Possibile? Possibile. Come ricoprire di elogi il regista che gioca corto e lungo, che ha un occhio dietro, le geometrie nel cervello e due polmoni d'acciaio. Un mostro, in parole povere. Meno traumatico decantare il trequartista di raccordo, anche se spesso intasato a centrocampo, oppure una seconda punta che sappia girare intorno alla prima.
La verità è che non ci sono più i vocaboli di una volta. E, ahinoi, neppure i calciatori.
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Il Messaggero