Il paradosso dell'estate: saper giocare con i piedi

Il paradosso dell'estate: saper giocare con i piedi
C'era una volta il terzino. Che, al massimo, poteva essere fluidificante. Così come lo stopper era roccioso, l'ala guizzante e il mediano geometrico; e c'era...

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C'era una volta il terzino. Che, al massimo, poteva essere fluidificante. Così come lo stopper era roccioso, l'ala guizzante e il mediano geometrico; e c'era anche il centravanti più o meno di sfondamento a far compagnia al portiere che, sempre e comunque, era pur bravo. Oggi il terzino è diventato un esterno basso, lo stopper un centrale, il mediano un intermedio e il centravanti un attaccante più o meno di movimento. Il portiere è ancora pur bravo, ma deve esserlo anche con i piedi. Nel calcio abbondando i nuovi ruoli e, soprattutto, le nuove parole, la maggior parte superflue. Perché non basta più prendere un esterno basso, ma occorre che sia bravo in entrambe le fasi e, soprattutto, a fare la diagonale. E il centrale di difesa deve saper giocare con i piedi(?) e impostare l'azione da dietro. L'abilità nel marcare l'avversario è diventata quasi un dettaglio. Ecco perché è sempre più divertente ascoltare un procuratore quando è chiamato a magnificare le qualità del suo assistito. E più usa aggettivi, e più il suo pupillo è un mezzo pippone. Potete scommetterci. Tipo: com'è quel centravanti? È bravo a fare la sponda, a coprire il pallone, a far salire la squadra, a venire incontro e ad andare in profondità. Sì, va bene ma segna? Se l'agente risponde: è uno che vede la porta, vuol dire che non fa gol nemmeno con il portiere stecchito a terra.

ESTERNO ALTO MA PURE BASSO
In tempo di calciomercato, conta vendere; anzi, conta saper vendere. Tanto qualcuno che ci casca (o ci vuole cascare...) a comprare lo trovi sempre. L'esterno alto, l'ex ala, oggi deve ancora saper saltare l'avversario ma anche dare equilibrio alla fase difensiva, manco fosse un esterno basso. Che, a sua volta, deve dare equilibrio alla fase offensiva. Mah. Il mediano di rottura di una volta oggi si chiama rubapalloni ed è ricercatissimo solo se ha i piedi buoni, non ignoranti. Come se uno potesse fare di professione il calciatore avendo i piedi fucilati. Sta storia di saper giocare con i piedi è diventato un paradossale trend estivo, visto che ricorre (troppo) spesso e che un po' spaventa: dato che nel gioco del calcio non si può prendere il pallone con le mani, va da sé che un requisito fondamentale e banale sia saper usare i piedi. Eppure non si perde occasione per magnificare chi sa farlo. Possibile? Possibile. Come ricoprire di elogi il regista che gioca corto e lungo, che ha un occhio dietro, le geometrie nel cervello e due polmoni d'acciaio. Un mostro, in parole povere. Meno traumatico decantare il trequartista di raccordo, anche se spesso intasato a centrocampo, oppure una seconda punta che sappia girare intorno alla prima.

La verità è che non ci sono più i vocaboli di una volta. E, ahinoi, neppure i calciatori.
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Il Messaggero