L'Italia non ha attaccanti di talento ma neppure i “grandi” garantiscono il successo

L'Italia non ha attaccanti di talento ma neppure i “grandi” garantiscono il successo
dal nostro inviato MONTPELLIER L'ottimistico presupposto che salva capra e cavoli è il seguente: in Italia non ci sono i grandi talenti, ma c'è Antonio...

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dal nostro inviato
MONTPELLIER L'ottimistico presupposto che salva capra e cavoli è il seguente: in Italia non ci sono i grandi talenti, ma c'è Antonio Conte. In fondo sono pur sempre due verità: il nostro calcio è svuotato di stelle e il ct azzurro è molto bravo, ma gli cadono addosso troppe responsabilità, perché se l'attacco azzurro non trasmette sicurezza, non è certo lui a poter/dover mettere la palla dentro. La grande tradizione dei colossi del gol si è un po' fermata in Italia. Oggi si fa quel che si può, sperando nell'exploit.

Se è vero che difficilmente si vince con questo parco attaccanti, è altrettanto vero che con gente pesante come Vieri, Del Piero e Montella i successi nei precedenti Europei non sono arrivati lo stesso. E di stelle ce n'erano, eccome. Nell'88 in Germania, Azeglio Vicini ha presentato punte del calibro di Mancini, Vialli, Altobelli, Rizzitelli più Donadoni. Stelle di quel presente e del successivo domani, ma in finale ci sono andate la Russia di Zavarov e Belanov e l'Olanda di van Basten e Gullit. La tradizione dei grandi attaccanti azzurri è andata avanti, con la pausa del 92 (Italia fuori dall'Europeo di Svezia e Danimarca), nel 1996 con l'Europeo in Inghilterra. Arrigo Sacchi ha scelto Chiesa, Ravanelli, Casiraghi, Zola più Fuser. Attaccanti affidabili per nome e rendimento, pure lì niente finale, anzi: l'Italia fuori al primo turno proprio per un errore (dal dischetto) di Zola, forse il migliore di quel gruppetto di esteti del calcio. Andiamo avanti. Nel 2000 sta per arrivare l'exploit, la Nazionale viene trascinata proprio dai suoi attaccanti, i vari Del Piero, Delvecchio, Montella più Fiore e più Totti, che proprio lì in Olanda si consacrerà a livello internazionale e non solo per il cucchiaio a van der Saar. In Portogallo, nel 2004, tonfo al primo turno e le punte erano Di Vaio, Camoranesi, Totti (l'anno dell'espulsione per lo sputo a Poulsen), Corradi, Cassano e Vieri. Proprio l'episodio di Totti, la scarsa vena di Vieri hanno fatto crollare l'audience e l'Italia si è spenta prima di nascere.

L'EUROCONFRONTO

Insomma, non basta avere i big, questi devono stare pure al top, altrimenti è come non averli. Cassano, sempre in Portogallo, ha provato ad accendere il gruppo: era lui il vero talentino della spedizione portoghese. Nel 2008 le prove generali, per poi arrivare in finale quattro anni dopo: in Austria c'erano Toni, Di Natale, Borriello, Quagliarella, Camoranesi e Cassano; in Russia-Polonia Balotelli, Cassano, Di Natale, Borriello, Diamanti. Un elenco di grandi nomi, non sempre da grande rendimento. Stavolta si parte dal contrario: gente non blasonata e anche un po' snobbata, ma la speranza è di sorprendere. Fin ora, Zaza, Insigne, Pellè, Immobile e Eder hanno segnato in tutto 11 gol. Pochini per spaventare i giganti di Francia. Le avversarie chiamano e rispondono con Ibrahimovic (Svezia), Mertens, Benteke, Hazard, Carrasco, De Bruyne, Lukaku (Belgio) poi, se esci dal girone, ti aspettano Rooney, Sterling, Rashford, Vardy (Inghilterra), Muller, Gomez, Ozil, Draxler (Germania), Silva, Morata, Pedro, Nolito (Spagna), Ronaldo, Sanches (Portogallo), Milik e Lewandowski (Polonia). In teoria non c'è match. In teoria.
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Il Messaggero