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Dzeko si allena ancora da solo, lontano dal gruppo e da Fonseca. Anche dalla Roma che, da venerdì scorso, lo sta offrendo alle big in Italia e all’estero pur di risolvere la grana dentro lo spogliatoio. Adesso ci sta riprovando con l’Inter (la precedente negoziazione tra Fienga e Marotta saltò già nell’estate 2019): Tiago Pinto si è spostato a Milano per parlare di persona con Ausilio (un’ora in un hotel in piazza della Repubblica). E proponendo lo scambio (di prestiti) con Sanchez. Il ds nerazzurro ha accettato l’invito, sapendo che Conte ha un debole per il centravanti giallorosso. E quindi sarebbe disposto a lasciar partire il cileno pur di poter contare sul bosniaco nella corsa scudetto. Messo così, l’affare sembrerebbe di una semplicità mostruosa. Non è così, però. È la società nerazzurra ad avvicinarsi tiepidamente al discorso. E a frenare. Il gruppo Suning, con la due diligence della Bc Partners in corso, non ha la possibilità di effettuare nuovi investimenti e di sostenere soprattutto altre spese. Anche perché questa operazione, con l’effetto del Decreto Crescita, avrebbe un costo solo per la famiglia Zhang. Il vantaggio economico, insomma, sarebbe solo dei Friedkin.
NODO FINANZIARIO
L’Inter, dunque, non prenderebbe Dzeko gratis proprio perché non perderebbe Sanchez a costo zero.
ANCHE PINAMONTI O RADU
Lo stop, insomma, è di natura fiscale. Ma entrambi i club vorrebbero trovare la soluzione (oggi aggiornamento). Dzeko ovviamente ha già detto sì. Sanchez, spesso panchinaro con Conte, è ancora indeciso: non vuole sentirsi un pacco postale. Ma sa che cambiando maglia avrebbe più spazio da titolare. Alla Roma, con Fonseca che proprio non vuole saperne di riportare il bosniaco in gruppo (non indica chi prendere e spinge solo per la cessione del centravanti), converrebbe l’operazione pure se dovesse accontentare l’Inter, cioè pagando la differenza (percentuale dello stipendio di Edin). Tiago Pinto e Ausilio stanno comunque tentando di mettere sul tavolo un’altra trattativa: a Trigoria arriverebbe in prestito, insieme con Sanchez, un calciatore con uno stipendio che andrebbe a coprire quei 2 milioni. Nello stesso albergo dell’incontro, anche l’agente di Radu, il portiere seguito in passato (da Monchi) quando poi fu preso Zaniolo. Anche Pinamonti va bene come ingaggio. E in più, lui sì, è centravanti. Sanchez non fa invece la prima punta. In quel ruolo sa, però, come comportarsi. È stato schierato in quella posizione sia all’Udinese che in Premier, all’Arsenal (nel club londinese le stagioni migliori: 80 gol) e allo United. Ultimamente Conte lo ha arretrato da trequartista. E’ più giovane di Dzeko: a dicembre ha compiuto 32 anni, il bosniaco ne festeggia 35 a marzo. Ma Alexis segna meno: in questa stagione 2 reti in 19 presenze, 8 quelle di Edin in 20 partite. Dzeko fa il centravanti di professione, Sanchez no. Su questo la Roma deve ragionare, pensando alla corsa Champions. E alla piazza, contraria all’addio del leader. Il cileno, di sicuro, può giocare con Mayoral o dietro la prima punta. Gli infortuni, però, hanno condizionato il suo rendimento. Non deve insomma arrivare solo perché è il male minore. Andrebbe via il ribelle, ma titolare. Al suo posto la riserva della squadra che ha solo 4 punti in più in classifica. In campo nessun guadagno per la Roma.
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Il Messaggero