Il caso Bonucci scuote la Figc. La difesa: «Noi corretti»

Il caso Bonucci scuote la Figc. La difesa: «Noi corretti»
Il nome di Leonardo Bonucci finito sul tavolo del procuratore federale Giuseppe Chiné -su segnalazione dell’Aiacs- ha creato non poco imbarazzo in Figc. Soprattutto a...

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Il nome di Leonardo Bonucci finito sul tavolo del procuratore federale Giuseppe Chiné -su segnalazione dell’Aiacs- ha creato non poco imbarazzo in Figc. Soprattutto a meno di un mese dal calcio d’inizio dell’Europeo. Bonucci è uno dei senatori (è vice capitano) dell’Italia del ct Roberto Mancini. Non proprio una bella notizia, per il presidente Gabriele Gravina e per la Nazionale, la segnalazione fatta alla procura della Federcalcio dall’Assoprocuratori rivelata ieri da Il Messaggero. Il difensore bianconero avrebbe agito come “braccio” del procuratore Alessandro Lucci. L’agente si sarebbe servito di lui per “consigliare” ai compagni di cambiare procura. Il pm Chiné, al momento, non ha ancora aperto nessun fascicolo d’inchiesta. «Si assiste in continuazione a cambi di procure da parte dei giocatori, spesso senza alcuna motivazione valida. La procura federale dovrebbe agire con più attenzione su queste vicende. È fastidioso che agli agenti che lavorano girando i campi vengano letteralmente rubate le procure dei calciatori da parte di queste aziende. Ho chiesto un tavolo di confronto al presidente Gravina» ha rimarcato Giuseppe Galli, presidente dell’Assoagenti a Radio Punto Nuovo. Il presidente Gabriele Gravina ha già incontrato i rappresentati di categoria. Ora aspetterà i risvolti della vicenda prima di fare ulteriori passi. Intanto sia Alessandro Lucci che Leonardo Bonucci, che non hanno ricevuto alcuna notifica formale né dalla procura federale né dalla Commissione degli agenti sportivi, tramite il loro legale, Paolo Rodella si sono detti «estranei a tali presunti fatti, certi di aver sempre, fino in fondo, osservato gli obblighi di lealtà, correttezza e probità cui sono tenuti e rispettato ogni normativa di settore» e «confidano serenamente nella bontà del lavoro degli organi federali preposti». 

 

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Il Messaggero