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La rabbia trasformata in forza, la sofferenza, gli insulti. E ancora il rapporto con compagni, avversari, con tutte le sue spigolosità. Ibrahimovic si racconta in occasione dell'uscita della sua autobiografia "Adrenalina": «Da piccolo Zlatan era un bambino che ha sempre sofferto. Appena nato, l'infermiera mi ha fatto cadere da un metro d'altezza. Io ho sofferto per tutta la vita. A scuola ero diverso: gli altri erano biondi con gli occhi chiari e il naso sottile, io scuro, bruno, con il naso grande. Parlavo in modo diverso da loro, mi muovevo in modo diverso da loro. I genitori dei miei compagni fecero una petizione per cacciarmi dalla squadra. Sono sempre stato odiato. E all'inizio reagivo male, con l'isolamento. Poi ho imparato a trasformare la sofferenza, e pure l'odio, in forza. Benzina. Se sono felice, gioco bene. Ma se sono arrabbiato, ferito, sofferente, gioco meglio - ha raccontato in un'intervista al Corriere della Sera -. Da uno stadio che mi ama, prendo energia. Ma da uno stadio che mi odia, ne prendo molta di più». Gli gridano zingaro: «L'ultima volta è successo a Roma. Per l'esultanza dopo un gol. Cinquantamila persone mi gridavano zingaro, e l'arbitro ha ammonito me». Quindi l'Italia è un Paese razzista? «Il razzismo c'è dappertutto. Anche in Svezia».
Ibrahimovic: Capello duro, mi massacrava
«Capello mi ha insegnato a badare al gol. E mi ha massacrato, di continuo. Un uomo molto duro. Il primo giorno, dopo la conferenza stampa, i festeggiamenti e tutto, entro nello spogliatoio, lui sta leggendo la Gazzetta dello Sport, e io bello gasato gli faccio: "Buongiorno mister!". Lui non posa il giornale. Resto un quarto d'ora lì, con la Rosea in faccia. Poi Capello si alza, chiude il Gazzettone, e se ne va, senza dirmi una parola. Come se non esistessi». Moggi? «Con me è stato il top».
Lo scontro con Lukaku
Ibrahimovic parla anche del derby della Madonnina quando Lukaku era ancora all'Inter: «Lui litiga prima con Romagnoli, poi con Saelemaekers; io intervengo per difendere i compagni, e Lukaku mi attacca sul piano personale.
Capello: tra noi rispetto reciproco
«Ibra parla bene di me nel suo libro? Si vede che abbiamo avuto feeling e rispetto reciproco, io per le sue qualità tecniche e lui per quello che sono riuscito a dargli. Siamo stati una bella coppia». Lo ha detto Fabio Capello commentando il giudizio su di lui («un duro») di Zlatan Ibrahimovic. Capello, che diresse Ibrahimovic ai tempi della Juventus, ricambia la cortesia: «Ho grande ammirazione per il giocatore e per l'uomo: tutto quello che ha avuto, successo e fama, se lo merita». Ibrahimovic, prosegue Capello, «era uno che aveva tanto talento, alcuni si perdono e lui invece no, ha l'intelligenza di sapere dove andare in campo e giocare dove doveva. Fenomeno di longevità? Lui di sicuro ma adesso ci sono più opportunità, tutto è migliorato, tutto aiuta. Ai miei tempi era diverso, bastava un menisco rotto per finire la carriera, adesso dopo 20 giorni sei in campo».
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