I tifosi tornano allo stadio: ora è caccia all'abbonamento perduto

I tifosi tornano allo stadio: ora è caccia all'abbonamento perduto
Dal 5 agosto è una corsa contro il tempo. Da quando il Cts – il Comitato tecnico scientifico – ha dato parere positivo sulla riapertura degli stadi in zona...

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Dal 5 agosto è una corsa contro il tempo. Da quando il Cts – il Comitato tecnico scientifico – ha dato parere positivo sulla riapertura degli stadi in zona bianca al 50% con la disposizione dei posti a scacchiera (senza più mantenere il metro di distanziamento) e con ingressi consentiti solo con il Green pass, i club di serie A stanno facendo di tutto per accogliere, finalmente va detto, i tifosi nei propri impianti. In primis, con la vendita dei biglietti. Poi con la campagna abbonamenti. Ma se per il primo caso non ci sono ostacoli, per il secondo caso le incognite sono ancora tante. E i timori anche. C’è da fare una scelta fondamentale: far partire da settembre – dopo la sosta per le Nazionali – la campagna o continuare con la vendita dei ticket e posticipare tutto per il girone di ritorno (inizia il 6 gennaio 2022) o, addirittura, per la prossima stagione. Aspettando le decisioni, intanto, Figc e Lega serie A hanno incassato una loro vittoria personale, in attesa che gli stadi possano aprire al 100%. «Questo provvedimento del 50% a scacchiera è un primo passo avanti verso l’obiettivo che ci siamo posti di riavere al più presto i nostri stadi pieni. Ringraziamo il Governo per questa decisione, ora dobbiamo con urgenza proseguire con le misure suggerite da noi e dalla Figc per aiutare il nostro settore a fronteggiare le perdite causate dal Covid-19», erano state le parole di Paolo Dal Pino, presidente della Lega serie A. Attuali anche oggi perché il calo dei ricavi in A è stato di 1,2 miliardi di euro complessivi.


MACCHINA ORGANIZZATIVA
Così se la vendita dei biglietti procede in vista dell’inizio del campionato – si alza il sipario sabato 21 agosto con Inter-Genoa e Verona-Sassuolo alle ore 18.30 – per la campagna abbonamenti le società sono in fermento. C’è chi è orientato a posticipare tutto (quando gli stadi potranno essere aperti in maniera totale e sicura), come Juventus, Roma e Napoli (mentre Inter, Lazio e Milan sono in attesa di ulteriori decisioni del governo). Ma c’è anche chi, invece, non vede l’ora di far partire la macchina organizzativa. Con le proprie strategie. Ad esempio, c’è chi dovrebbe privilegiare coloro che avevano richiesto il voucher nella stagione 2019-20 e oggi ne sono ancora in possesso. Non è da escludere un’altra via: la vendita di pacchetti con mini abbonamenti (ci stanno pensando Cagliari, Spezia e Venezia). Vista l’epoca storica che stiamo vivendo, la pandemia appunto, potrebbe essere questa la via più percorribile.
I TIMORI

Perché tutto questo? I motivi principali sono tre. Non è stato facile per nessuna delle 20 società di A far partire così in fretta una campagna abbonamenti, che comunque richiede tempo. E sono tutte in attesa anche delle disposizioni del governo. Ma aleggia un terzo motivo, in maniera silente. Senza che nessuno si esponga, è evidente come siano alti i timori che i contagi possano risalire. Ridurre ancora una volta la capienza del proprio stadio – o peggio ancora dover rimborsare gli abbonati nel caso vengano proprio chiusi – sarebbe l’ennesimo danno economico. Difficile da sopportare. La pandemia ha messo in crisi tutti i settori e il calcio, mondo percepito come ricchezza irraggiungibile, non è esente da tutto questo. A preoccupare – e non solo lo sport – sono le varianti. Quella più diffusa è la variante Delta, ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità monitora la variante Lambda, al momento più diffusa in Sudamerica (primo caso in Perù nel dicembre 2020) e America Settentrionale. Meno in Europa e ancora meno in Italia. Ma al di là dell’aspetto scientifico della questione, resta l’attesa. Appuntamento alla settimana post sosta delle Nazionali. Da lunedì 6 settembre le strategie della serie A potrebbero esser più chiare. Alla ricerca di una normalità che il Coronavirus in tutti questi mesi ha intaccato. Come le nostre certezze.

 

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Il Messaggero