Henzel, addio al giornalista sopravvissuto alla tragedia della Chapecoense

Henzel, addio al giornalista sopravvissuto alla tragedia della Chapecoense
«Vivi come se fossi in partenza». Così aveva intitolato il suo libro, Rafael Henzel, il giornalista che era sopravvissuto al disastro aereo della Chapecoense....

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«Vivi come se fossi in partenza». Così aveva intitolato il suo libro, Rafael Henzel, il giornalista che era sopravvissuto al disastro aereo della Chapecoense. Da quel 29 novembre del 2016, Henzel ha avuto l’opportunità di vivere una seconda vita durata 27 mesi e 27 giorni. Una seconda chance comunque troppo breve per un professionista scomparso a soli 45 anni, a causa di un infarto che l’ha colpito mentre giocava a calcio insieme agli amici di Chapecó, la città al sud-est del Brasile. «Era la voce di Chapecó e della Chapecoense», scrivono in tanti in queste ore per salutarlo via social. Henzel lavorava alla Rádio Oeste Capital e lascia una moglie e un figlio. La sua morte ha riaperto una ferita che la Chapecoense stava lentamente rimarginando. Il radiocronista, insieme al portiere Jakson Follmann, al laterale Alan Ruschel e al difensore Neto, era divenuto il simbolo di una rinascita possibile. Fra i sopravvissuti legati al club catarinense, era diventato il volto “mediatico”. Il suo compito, infatti, era diventato anche quello di ricordare i tanti giornalisti deceduti fra le 71 vittime del volo LaMia 2933. Un mese dopo l’incidente colombiano, avvenuto mentre la Chapecoense si recava in Colombia per disputare l’andata della finale della Coppa Sudamericana contro l’Atletico Nacional, Henzel aveva lasciato l’ospedale su una sedie a rotelle indossando la maglietta verde del club. In segno di rispetto, si era però alzato in piedi per ringraziare l’affetto di tutti. Da quel momento è iniziata la sua seconda vita, fatta di tanto giornalismo, esperienze internazionali e coaching. Ha fatto la radiocronaca dello storico esordio della Chape in Libertadores, oltre ad aver affiancato il famoso collega Galvao Bueno per un match della nazionale brasiliana. 


IL LIBRO

Ma il filo rosso di tutto era la promessa che Rafael aveva fatto a se stesso e alla famiglia: essere una persona migliore. Nel suo libro, infatti, non c’era il racconto della tragedia scampata, ma i dettagli del suo recupero fisico e psicologico. Era tornato a prendere l’aereo diventando un punto di riferimento per chi ha paura di volare. «Sono salvo grazie a Messi», scherzava il giornalista. Il giorno dell’incidente, infatti, Henzel avrebbe voluto sedersi nel posto al corridoio dell’ultima fila. Ma quello stesso aereo, caduto per negligenze dell’equipaggio sul calcolo della corretta quantità di combustibile, l’aveva usato la nazionale Argentina pochi giorni prima. «Questo è il posto dove si è seduto Messi», lo aveva rimproverato un collega invitandolo a cercarsi un altro posto. Rafael l’aveva cambiato. La Chapecoense, ieri, ha chiesto alla Federcalcio (Cbf) di non disputare la partita contro il Criciuma, valida per la Coppa del Brasile. La richiesta non è stata accolta, ma il giornalista è stato ricordato con una maglietta personalizzata e il lutto al braccio.
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Il Messaggero