Addio a Gordon Banks, uno dei più grandi portieri della storia del calcio, che se n'è andato a 81 anni. Aveva parato tutto, o quasi, ha fermato anche...
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Era il 1966, i Beatles - da quel magico pomeriggio della finale vinta ai supplementari sulla Germania Ovest (grazie anche al gol-fantasma di Hurst) - stavano per pubblicare Revolver, il primo album con qualche contaminazione di Rock Psichedelico, il mondo si preparava a radicali cambiamenti. E, mentre in Inghilterra ci si divertiva e calcisticamente si gioiva per la Rimet, l'Italia si leccava le ferite per l'eliminazione dal Mondiale a opera della NordCorea. Colonna del Chesterfield, del Leicester, dello Stoke, ma soprattutto della Nazionale, Banks entrò nella leggenda una domenica d'inizio giugno (il 7) del 1970, nello stadio Jalisco, a Guadalajara. Le squadre, quel giorno, scendono in campo a mezzogiorno, in una giornata torrida. Gli inglesi sono campioni del mondo in carica, i brasiliani grandi favoriti Passa un quarto d'ora e Jairzinho - che poi deciderà il match - vola sulla destra, beffa il terzino Cooper, arriva sulla linea di fondo e crossa il pallone verso il secondo palo, dov'è piazzato Pelé: O Rey va in elevazione e colpisce di testa, con una violenza inaudita, a colpo sicuro, ricade a terra e grida al gol, ma senza fare i conti con Banks che, spostandosi da sinistra verso destra, vola e smanaccia il pallone con un intervento felino. La sfera viene alzata sopra la traversa, malgrado l'intervento avvenga quasi a filo d'erba. È la parata del secolo. Pelé va a stringere la mano a Banks e c'è chi racconta di avergli sentito mormorare: «Impossibile, era impossibile, come ha fatto?».
Quella fu l'ultima partita di Banks in un Mondiale, perché nei successivi quarti non poté scendere in campo a causa di un infortunio. Lo sostituì Peter Bonetti che incassò 3 gol dalla Germania Ovest in rimonta, dopo lo 0-2 iniziale degli inglesi. Di Banks resta il ricordo del titolo mondiale, di quella magìa, di tante parate con uno stile inimitabile. Acrobatico e scattante fra i pali, abile nelle uscite, la malasorte si accanì contro di lui, impedendogli nel 1972 di proseguire la carriera e negandogli la vista da un occhio. Riuscì a collezionare 73 partite in Nazionale quando ancora l'attività non era frenetica come adesso e il calcio odorava di erba verde. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero