Giro, Saronni: «La tappa accorciata? Io e Moser ci sfidavamo anche con la neve»

Giro, Saronni: «La tappa accorciata? Io e Moser ci sfidavamo anche con la neve»
«C’è di mezzo l’ACCPI? Ora capisco tutto». Vincitore di due giri d’Italia, un mondiale e una Milano-Sanremo, Giuseppe Saronni ha appreso solo...

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«C’è di mezzo l’ACCPI? Ora capisco tutto». Vincitore di due giri d’Italia, un mondiale e una Milano-Sanremo, Giuseppe Saronni ha appreso solo nel corso della tappa la cancellazione del Fedaia e del Pordoi. Eppure, la sua grande rivalità con Francesco Moser si è sviluppata anche in situazioni meteo ben più complicate. 


Cosa ne pensa della decisione di Rcs Sport? 
«Quando ho capito che c’era di mezzo l’associazione dei corridori, mi sono dato diverse risposte. È chiaro che senza il Fedaia e il Pordoi la tappa abbia perso molto, ma vedo che il Giau è stato fatto senza grossi problemi. È antipatico dire sempre “ai miei tempi”, ma posso dire che noi abbiamo fatto il Gavia con la neve, e in quegli anni eravamo in balia di chissà quali eventi. Anche perché non c’erano delle previsioni meteo precise come quelle di oggi. Diciamo che Mauro Vegni ha preso una decisione prudente in una situazione molto difficile». 
La tecnologia va avanti ma le tappe vengono modificate: non è un controsenso? 
«Sicuramente oggi i corridori hanno molta più assistenza in gara e hanno la possibilità di avere un vestiario tecnico che li protegge sotto qualsiasi condizione meteo. Io correvo con una maglia di lana che dovevi usare sia d’estate che d’inverno. Anche i freni a disco sono stati introdotti per migliorare la frenata in casi estremi». 
Al Giro ci si lamenta del freddo, ma al Tour si corre anche con un caldo superiore ai 40 gradi. Perché? 
«I corridori al Tour sentono di meno il freddo e sentono di meno anche il caldo. Là è più difficile lamentarsi. La corsa francese è talmente importante per gli sponsor che i corridori decidono di sottoporsi a sacrifici importanti senza lamentarsi. Lì la corsa è più importante di qualsiasi altra cosa. Nessuno si lamenta, solo ogni tanto qualcuno lo fa in maniera velata».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero