Storica Agiurgiuculese: bronzo mondiale alla palla

Storica Agiurgiuculese: bronzo mondiale alla palla
Alexandra Agiurgiuculese riscrive la storia della ginnastica ritmica italiana: l'azzurra si mette al collo la medaglia di bronzo ai mondiali di Sofia. La diciassettenne...

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Alexandra Agiurgiuculese riscrive la storia della ginnastica ritmica italiana: l'azzurra si mette al collo la medaglia di bronzo ai mondiali di Sofia. La diciassettenne dell’Asu di Udine, cresciuta da Spela Dragas, con il punteggio di 19.900 (D. 11.200 E. 8.700) ha chiuso al terzo posto la finale alla palla, alle spalle delle due russe, Dina Averina (20.300) e Aleksandra Soldatova (20.200). Quarta posizione, ai piedi del podio iridato, per la fabrianese Milena Baldassarri (19.500), allenata da Julieta Cantaluppi e protagonista di un ottimo sesto posto nella final eight al cerchio, vinta dalla campionessa in carica, Dina Averina, con 20.850. La rassegna bulgara dunque non poteva iniziare meglio per la delegazione guidata da Grazia Ciarlitto, che riporta una ginnasta individualista su un podio mondiale dopo 27 anni. L’ultimo e unico precedente risale infatti ad Atene 1991, quando Samantha Ferrari vinse il bronzo alle clavette.


«Dedico questo straordinario risultato – ha esordito in mixed zone l’Agiurgiuculese, campionessa di origini romene esplosa agli Europei juniores di Holon 2016 - a coloro che mi hanno sostenuto in questi mesi, o forse dovrei dire anni. Un risultato grande come una casa che arriva dopo tanto tanto lavoro. Non è tutto rose e fiori come sembra quando arrivi alla cerimonia di premiazione. Sono salita in pedana per ultima, ero da sorteggio la cosiddetta ginnasta decisiva, quella che dice l’ultima parola. Non ho pensato al podio, ma a far bene, per me stessa, cercando di migliorare la prova in qualifica, magari facendo più giri o migliorando qua e là. Questa mattina mi ero piaciuta, ma l’esecuzione perfetta, si sa, non esiste. Si può sempre migliorare. Alla fine è arrivata la medaglia dei sogni ed è stata una sorpresa enorme». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero