La pazzesca girandola del pallone ha mescolato un altro stupore. E così, in una notte di Lille, tra i mille assurdi possibili, ha disegnato la traiettoria di una nazionale...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Fondando la propria intelaiatura sul talento di Gareth Bale, il Galles ha trovato una via equilibrata per volare alto senza soffrire di vertigini. Perché, in fondo, nel momento più delicato, al campione del Real Madrid è sembrato logico assumersi le responsabilità della guida dei compagni. Questione di carisma. Per cui, anche e soprattutto sotto il profilo psicologico, la squadra ha trovato una fiducia, divenuta strada facendo perfino fede. E pensare che aveva perso le prime quattro partite da ct, Coleman. Il Galles era sprofondato nella periferia del pallone, dietro al Guatemala e ad Haiti. E non è stato un caso, del resto, che l’altra sera, alla fine della sfida di Lille con il Belgio, i giocatori siano andati a festeggiare insieme ai tifosi sotto la curva e si siano consegnati al rito, un po’ neozelandese, un po’ islandese, della Haka-hu. Poi, pazzi di gioia, hanno continuato ad esultare sistemandosi sul campo fino a descrivere, per così dire, il profilo un cuore. Pazzie: però bellissime. «Non abbiamo paura di perdere e di sognare», ha sussurrato il tecnico.
E a lungo, di sicuro, resteranno stampati negli occhi dei gallesi le immagini del gol spettacolare di Robson-Kanu, ora incredibilmente svincolato; i complimenti del primo ministro David Cameron; le dediche a Gary Speed, l’ex ct che si è tolto la vita nel 2011; la commozione di capitan Ashley Williams. Mercoledì, a Lione, il Galles si misurerà con il Portogallo, e Bale (a distanza) con il compagno madridista Cristiano Ronaldo. Non erano mai arrivati tanto in alto in un torneo internazionale, i draghi. Adesso, con umiltà, proveranno a scivolare verso l’infinito. Forti, nella consapevolezza di essere tra i deboli.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero