Frankie Dettori quarto a San Siro con tempesti nell'ultima corsa in Italia, la carriera prosegue in America

Frankie Dettori quarto a San Siro con tempesti nell'ultima corsa in Italia, la carriera prosegue in America
“Non potevo che farlo qui” ha detto Frankie Dettori sceso di sella oggi da Tempesti, il cavallo con la giubba di Ribot con cui è appena arrivato quarto nel...

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“Non potevo che farlo qui” ha detto Frankie Dettori sceso di sella oggi da Tempesti, il cavallo con la giubba di Ribot con cui è appena arrivato quarto nel “Jockey Club”. Il qui è San Siro, il fatto è l’addio alle corse in Italia. Almeno questa è l’intenzione. Prendiamola per buona, anche se l’intenzione era di smettere del tutto a fine anno e invece Frankie ha appena annunciato che proseguirà la carriera in America, niente pensione. E dall’America basta un volo e si è di nuovo in sella, in Europa, in Italia. Volendo. E magari Frankie vorrà ancora.


“A San Siro giocavo da bambino nel parcheggio e guardavo le corse di mio papà. Mi sono innamorato dei cavalli, perché io amo ‘la bestia’ che è in loro; mi piace scoprire la chiave per farsi capire, per intendersi. Sì la tattica, sì la corsa, ma è il cavallo che conta”, spiega Frankie. Il cavallo e la famiglia.


E racconta di Maria di Scozia, mica la regina ma una purosangue che Lanfranco (come si chiamava allora) montò da allievo in una corsa dove era impegnato anche papà Gianfranco, detto “Il Mostro”. “Lui vide che non spingevo e allora dette un paio di colpi di frusta a Maria di Scozia. Vinse lui, io terzo. Al rientro la gente rideva e io non mi ero accorto di niente e non capico. Ci chiamarono i commissari e dissero ‘va bene l’istinto paterno, signor Dettori, ma non si può’. Però non successe niente: eravamo compagni di scuderia e al gioco era la stessa cosa, io o lui. Se i miei figli fossero fantini, lo farei anche io” ha sorriso Frankie.


La corsa di Tempesti è stata lineare, ma forse Dettori sognava di meglio: del resto era favorito. E invece appena in dirittura d’arrivo (800 metri dal traguardo) ha preso la testa ma un cavallo dal nome simile, Que Tempesta, lo ha tallonato e “quando ho scoperto volava” ha spiegato Salvatore Sulas, detto Tore, che ha portato Que Tempesta primo al traguardo. Poi, a richiesta di pubblico, nel recinto del vincitore è sceso di sella imitando il salto di Dettori, il volo del champion jockey quando vince. C’è da dire che come imitazione di Frankie gli era riuscita meglio quella lungo i 2400 metri del “Jockey Club”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero