Acerbi sulla nuova Lazio: «Sono entusiasta, ma non voglio accontentarmi»

Nessun rimpianto per Inzaghi, solo tanta voglia di cominciare bene e stupire. Sulla scia dell'entusiasmo per l'Europeo vinto, Francesco Acerbi si immerge totalmente nella...

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Nessun rimpianto per Inzaghi, solo tanta voglia di cominciare bene e stupire. Sulla scia dell'entusiasmo per l'Europeo vinto, Francesco Acerbi si immerge totalmente nella Lazio di Sarri. Non è rimasto colpito, ma euforico per quello che ha visto in questi primi tre giorni di ritorno col nuovo allenatore per mentalità e metodologia.

«Sedute intense, molto diverse dal lavoro di Inzaghi – spiega il difensore alla radio ufficiale -. Mi piace moltissimo, lo dissi al mister quando mi chiamò. Siamo tutti entusiasti, carichi per la nuova stagione. Con lui siamo felici, lo seguiamo a spada tratta, quindi per noi è ottimo il suo approdo alla Lazio».

Sui nuovi arrivati come Felipe Anderson (andato via nell'anno in cui Francesco è arrivato in biancoceleste), Hysaj e Kanemovic, il centrale laziale non ha dubbi: «Ho visto giocatori che hanno voglia, che danno disponibilità. Adesso li conoscerò pian piano, tutti danno il massimo. Senza il gruppo non si va da nessuna parte, fino adesso è andato tutto bene».

Mentalità e obiettivi

Dopo aver conquistato l’Europeo con la nazionale, con Sarri la voglia di continuare a stupire e vincere non è affatto passata anzi a sentire Acerbi è aumentata. E con un allenatore che gioca come il tecnico toscano non potrebbe essere altrimenti. «Il mister – dice il laziale - vuole una linea a quattro con la linea stretta, precisi nei movimenti. È meticoloso, è questo che fa la differenza in campionato. Sono contento di fare questo lavoro, mi piace migliorarmi. Bisogna lavorare per avere i giusti automatismi tutti insieme».

La differenza con il ct Roberto Mancini è parecchia: «Giocano allo stesso modo, ma sono diversi, Sarri vuole sempre recuperare palla in avanti. Con la qualità che abbiamo non puoi non essere una Lazio “giochista”». Per Francesco sarà un anno particolare, tra poco diventerà padre, un'emozione che lui stesso fa fatica a raccontare e descrivere, sul futuro la vede in modo tutto suo.

«Non sono uno che si gode le cose, purtroppo. Sono orgoglioso, però mi piace lavorare e dare tutto in campo. L’Europeo forse lo capirò tra dieci anni. Quello che mi preme dare di più è dare il massimo senza accontentarmi. Sono riuscito a rialzarmi dopo la malattia, di non aver mai mollato di un centimetro, fino ad alzare al cielo qualcosa di straordinario. È una cosa che sognavo fin da piccolo, ma da lì non ci si ferma e si va sempre avanti. Poi si vedrà».

 

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Il Messaggero