Ferrari, quando la strategia è da mani nei capelli

Ferrari, quando la strategia è da mani nei capelli
Com’è possibile perdere una gara dopo essere scattati primi e secondi con il vantaggio ulteriore di avere le due monoposto più veloci in pista? Sfortuna,...

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Com’è possibile perdere una gara dopo essere scattati primi e secondi con il vantaggio ulteriore di avere le due monoposto più veloci in pista? Sfortuna, precipitazione, leggerezza o cosa? Prima di tutto escludiamo la sfortuna. Anche il team principal ferrarista, Mattia Binotto, non si nasconde dietro la cattiva sorte ma riconosce che nel GP di Russia la squadra ha compiuto diversi errori: «Per vincere bisogna essere perfetti e noi non lo siamo stati. O meglio, lo siamo stati su un fronte ma non su altri». Quali sono questi fronti? Quello positivo è la performance della vettura, quelli negativi l’affidabilità e le strategie. Contro un guasto come quello al kers capitato a Vettel non ci si può far niente, ma sulle tattiche di gara sì. 

CARATTERE E TATTICHE
Purtroppo in Russia a condizionare la corsa delle Ferrari è stato ancora una volta il caratterino niente affatto remissivo del giovane Charles Leclerc che ha creato di nuovo un piccolo “caso” di leadership in squadra. Dopo Singapore, anche stavolta Leclerc ha fatto sentire la sua voce via radio dopo il primo giro per rivendicare il suo diritto alla prima posizione, che aveva conquistato con la pole. Posizione che Vettel gli aveva tolto alla partenza con bravura e astuzia grazie a uno avvio da fermo formidabile. Leclerc si è permesso di fare la voce grossa perché prima del via la squadra aveva dato disposizioni precise ai due piloti per fare muro sulla Mercedes. L’ha spiegato pure Binotto nel dopogara: «Avevamo chiesto a Leclerc di dare la scia a Vettel in modo da permettere a Seb, che partiva terzo, di superare Hamilton e trovarci così con le nostre due macchine in testa al primo giro». Solo che Vettel è stato fin troppo bravo e grazie alla scia, ha superato pure Leclerc! Che non se l’aspettava. Il monegasco non l’ha mandata giù, lamentandosi che i patti erano altri. Così la Ferrari prima ha chiesto a Vettel di restituire la prima posizione a Leclerc, poi, visto che Seb era più veloce, ha pensato di rinviare il cambio di posizioni al primo pit stop. Ma come spesso succede nel calcio, quando un arbitro per compensare un rigore non dato ne concede un altro ambiguo scatenando polemiche, ritardando il pit stop di Vettel hanno compiuto un mezzo guaio. Perché hanno sì permesso a Leclerc di tornare al comando, ma hanno compromesso la gara di Vettel e indirettamente hanno favorito Hamilton il cui vantaggio dal leader è così diminuito parecchio al punto che si è potuto rimettere in gioco. 
QUANTI ERRORI

Insomma, la Ferrari è stata sciupona penalizzando il loro pilota più veloce in corsa con la strategia peggiore per privilegiare Leclerc che non ha avuto il passo per dominare la corsa. Grave errore Ferrari quello di assegnare la leadership della gara in base alle lamentele di uno dei due piloti e non in base alla performance in pista. L’altro errore è stato l’aver sottovalutato la strategia Mercedes. Hamilton e Bottas erano partiti con gomme più dure per fare più giri fidando in un safety car per azzerare lo svantaggio e andare in testa. Cosa che si è puntualmente avverata. Ironia della sorte, provocata proprio dal ritiro di Vettel! A quel punto c’è stato un terzo errore, stavolta di presunzione. Compiuto da Leclerc e avallato dal box Ferrari. Il monegasco ha voluto compiere un ulteriore pit stop per rimettere le gomme soffici e giocarsela alla pari con la Mercedes nel finale. Ma così facendo ha perso anche il 2° posto che non è stato più capace di riagguantare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero