ROMA Non è bello, però. Non è assolutamente bello far piangere la propria nonna. Perché lei ti ha visto nascere, ti ha visto crescere e ti ha accompagnato, con una carezza o...
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LA PROFEZIA
Qualche giorno fa, nonna Aurora aveva detto ad Ale: «Ho visto in tv con la nazionale che ti sei mangiato un gol grande così: vuol dire che alla prima occasione verrò allo stadio e tu segnerai», la profezia. Detto, fatto. E così quando ha segnato la seconda rete della Roma contro il Cagliari, Ale non ha guardato in faccia nessuno, ha puntato dritto e di corsa verso la Monte Mario, ha scavalcato la recinzione e dopo un attimo era tra le braccia della nonna. Per baciarla. Per ringraziarla. Applausi. Sorrisi. Lacrime. Un'invasione di tribuna carica d'amore. Una bella foto. Nonna Aurora, faccia paciosa e una fascio di capelli bianchi a testimoniare la sua vita, non si sarebbe mai aspettata alla sua età (non è mai corretto dire l'età di una donna) di diventare una protagonista, suo malgrado, del pomeriggio dell'Olimpico. Ma il fatto è stato veramente carino. E poco importa che Florenzi per quell'atto d'amore abbia rimediato un'ammonizione: inflessibile (esagerato, per via di un regolamento senza pietà), l'arbitro Peruzzo ha aspettato Ale in mezzo al campo, gli ha mostrato il cartellino giallo ma poi, strizzandogli l'occhio, gli ha fatto capire che, al di là di tutto, era dalla sua parte. Come qualsiasi uomo che in mezzo al petto ha un cuore e non soltanto un muscolo. «Il gesto di Florenzi? Ale di sicuro pagherà una multa per l'ammonizione ma la pagherà con felicità. Davvero una bella immagine, quell'abbraccio. È una cosa che fa bene al calcio. Meglio che i giocatori non dicano cosa vanno a fare dopo un gol: il festeggiamento deve essere istintivo», la paternale con il sorriso di Garcia.
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Il Messaggero