La figlia è seconda in una gara di cheerleader: Mayweather sfiora la rissa con i giudici

La figlia è seconda in una gara di cheerleader: Mayweather sfiora la rissa con i giudici
Ogni buon padre dovrebbe difendere la propria figlia. Se il padre è Floyd Mayweather, però, insorgono quanto meno un paio di problemi. Il primo è di...

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Ogni buon padre dovrebbe difendere la propria figlia. Se il padre è Floyd Mayweather, però, insorgono quanto meno un paio di problemi. Il primo è di incolumità fisica per il soggetto da cui eventualmente la figlia dovrebbe essere difesa. Il secondo è che, per l'uomo che ha riscritto tutti i record della boxe e delle classifiche di Forbes, il confine tra giusto e sbagliato, tra meritato e comprato, non è sempre di immediata identificazione.


Così accade che uno spettacolare concorso per cheerleader possa trasformarsi in una rissa mancata. Il motivo è semplice: la figlia di Money era in gara, la squadra della figlia di Money è arrivata seconda. Difficila da digerire per uno che ha chiuso la carriera da imbattuto con 49 vittorie in 49 incontri disputati. Ancora più difficile da digerire se poi i money per mettere su l'evento sono i tuoi. Cosa che Mayweather ha cercato “gentilmente” di far notare a Jeff Krapf, presentatore della manifestazione, che ha raccontato alla stampa americana di aver passato cinque minuti non proprio piacevolissimi.

«Era fuori di sé per il secondo posto della figlia e voleva capire come fosse potuto accadere – ha raccontato Krapf – Ho provato a spiegargli che semplicemente era accaduto perché i giudici avevano votato così ma lui non voleva sentire ragioni. Parlava di complotto, di truffa. A un certo punto ho avuto l'impressione che stesse per aggredirmi fisicamente e ho pensato: “ecco, per me è arrivata la resa dei conti”. Ma per fortuna non è successo nulla”. Poi i nodi sono venuti del tutto al pettine. «Io finanzio questo programma e pretendo che tutti i partecipanti siano trattati in modo giusto», ha detto Floyd nella ricostruzione di Krapf. Appunto: forse è stato proprio il concetto di giustizia di Mayweather a creare il caso.  
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Il Messaggero