Non c’è due senza tre e il quarto vien da sé. Il detto quantomeno è stato rispettato. Claudio Lotito ci prova. La sua candidatura non è stata...
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LE PAROLE
«Ci vediamo il 29 alle urne?» la domanda di Damiano Tommasi, presidente dell’Assoallenatori e primo a formalizzare la propria candidatura. «Ho 12 club dalla mia parte. Se ho la maggioranza? Certo che ho la maggioranza» la risposta senza appello di un Lotito rampante. «Corro per vincere, io sono il nuovo visto che sono qui da un anno», aveva detto poco prima Cosimo Sibilia, sostenuto da un 34% compatto come l’unanimità della sua Lega Dilettanti nell’indicarlo come l’uomo del dopo Tavecchio. E poi c’è Gabriele Gravina sostenuto dalla Serie C. A 24 ore dalla scadenza della presentazione delle candidature, dunque, ognuno resta sulle sue posizioni. Chi si aspettava una proposta unitaria alle elezioni della Federcalcio del 29 gennaio per ora resta deluso.
DEMOCRAZIA CALCISTICA
Ma molti sono portati a pensare che quello di Lotito sia una forzatura. In realtà il patron biancoceleste starebbe lavorando per un grande governo centrista. Una sorta di Democrazia Calcistica dove tutti avrebbero un posto. Il fitto colloquio con Sibilia avvenuto ieri pomeriggio, dopo l’assemblea della Lnd, avrebbe proprio questo scopo. I voti che Claudio magno tiene stretti nel pugno della sua mano sarebbe pronto a girali allo stesso presidente della Lega Dilettanti, che a quel punto riceverebbe anche quelli della Lega Pro di Gravina. Gli allenatori di Renzo Ulivieri solo a parole hanno appoggiato gli allenatori e potrebbero cambiare presto idea. Il 2% degli arbitri non è così lontano da ottenere. A questo punto si verrebbe a creare una larga maggioranza intorno al nome di Sibilia, che diventerebbe così il nuovo presidente della Figc. Lotito (vicario) e Gravina sarebbero i vice-presidenti. Per l’oltranzista Tommasi, che potrebbero ammorbidirsi votando con il naso tappato proprio il numero uno della Lnd, ci sarebbe un posto a capo del Club Italia. E chissà che alla fine non possa trovare una poltrona anche Carlo Tavecchio proprio come presidente della Lega di serie A. Un quadro che solo ad immaginarlo fa venire i brividi al capo dello sport italiano, Giovanni Malagò.
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Il Messaggero