È il giorno. Dopo aver danzato per nove mesi in bilico su un filo sospeso sopra il vuoto del grottesco, oggi la Fifa sceglierà finalmente il nuovo presidente....
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IL FUTURO CONTINENTALE
È evidente, insomma, che la Fifa abbia più l'urgenza che il semplice bisogno di passare una mano di vernice sui passaggi a vuoto della legalità, affiorati negli ultimi mesi. Invocata e attesa da mezzo mondo, l'occasione è arrivata. E così oggi a Zurigo, a meno di ulteriori blitz della polizia, la federcalcio mondiale proverà a recuperare almeno un tratto della strada perduta lungo il cammino della credibilità. Come detto, a correre verso il traguardo saranno in cinque. Considerando che Champagne, Sexwale e bin Hussein appaiono largamente sfavoriti, a disputarsi la vittoria saranno Infantino e Al Khalifa. È piuttosto complicato delineare uno scenario nitido, anche perché la campagna elettorale è proseguita pure durante la notte appena trascorsa. A voler ipotizzare una mappa, va annotato che dai sussurri internazionali ieri emergeva un fragile vantaggio di Al Khalifa, sostenuto peraltro dagli uffici del potente membro del Cio, Al Sabah. Per intendersi, Salman Al Khalifa potrebbe contare su molti voti della confederazione africana e di quella asiatica, e sulle preferenze del Brasile e forse dell'Argentina. Un centinaio di suffragi. E proprio 104 voti servono per essere eletti al secondo scrutinio. Viceversa Infantino avrebbe l'appoggio di 48/50 dei 53 membri della Uefa; di sette o otto paesi sudamericani; e di qualche presidente del Nord America. Nel complesso, circa 70 preferenze. È logico dunque che a fare la differenza sarà la malleabilità delle 54 nazioni dell'Africa. Saranno decisive. Dall'esito del voto, infine, dipenderà anche il destino della Uefa, chiamata presto a scegliere Infantino o un'altra figura per sostituire Platini. Oggi, a Zurigo, il pallone torna a rotolare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero