«L'indagine americana sui dirigenti della Fifa è l'ultimo evidente tentativo da parte degli Usa di estendere la propria giurisdizione su altri Paesi» ed «è un chiaro...
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Questi arresti, ha detto Putin, «sembrano quantomeno molto strani, perché sono stati effettuati su richiesta della parte americana. Si può presumere che qualcuno di loro abbia fatto qualche violazione, io non lo so, ma è ovvio che gli Usa non hanno nulla a che fare con questo». I dirigenti Fifa arrestati, ha aggiunto, «sono funzionari internazionali, non sono cittadini americani. Se qualche cosa è avvenuto, ha avuto luogo non sul territorio degli Usa».
Sul presidente della Fifa Blatter sono state esercitate pressioni per boicottare i Mondiali di calcio in Russia nel 2018, ha affermato Putin. «Se non sbaglio - ha osservato - venerdì devono svolgersi le elezioni del presidente della Fifa, e il signor Blatter ha tutte le chance di essere rieletto. Noi sappiamo delle pressioni esercitate su di lui per vietare lo svolgimento del campionato mondiale di calcio nel 2018 in Russia».
Putin condivide l'approccio di Blatter alla gestione del mondo del calcio: «la sua posizione di principio è 'lo sport e la politica devono essere separati'. Anzi, lui ritiene che lo sport debba influenzare positivamente la politica e servire da piattaforma per il dialogo, per la riconciliazione, per la ricerca di qualche decisione. Io ritengo che questa posizione sia assolutamente giusta».
Lo scandalo legato agli arresti di dirigenti Fifa non riguarda la Russia: lo ha detto il leader del Cremlino, Vladimir Putin. Rispondendo ad una domanda dei giornalisti su come tale scandalo può riflettersi sui Mondiali di calcio del 2018 ospitati dalla Russia, il presidente ha risposto: «non lo so. Questo non ci riguarda».
Il presidente russo ha inoltre criticato il procuratore americano per aver già accusato i membri del comitato esecutivo della Fifa «di aver commesso un reato, come se non sapesse che esiste la presunzione di innocenza». «Se una persona è colpevole o meno - ha proseguito - bisogna provarlo in aula. Solo dopo si può dirlo, sempre ammesso che gli Usa abbiano qualche diritto all'estradizione di queste persone».
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Il Messaggero