OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Ci crediate o no, il suo nome resterà a lungo nella storia del calcio accanto a quello di Samuel Eto’o, nientemeno. Sì, perché Simy con il suo gol al 93’ che ha gettato nello sconforto il Benevento, consegnato direttamente in albergo la salvezza al Cagliari e ridato un po’ di ossigeno al Torino, è diventato il secondo giocatore africano a tagliare il traguardo dei 20 gol in Serie A. Dieci anni dopo il fuoriclasse dell’Inter che nella stagione post triplete arrivò a quota 21, dove peraltro potrebbe arrivare, o anche oltre, lo stesso Simy se riuscisse ad andare ancora in gol nell’ultima di campionato contro la Fiorentina.
IDOLI
E pensare che Eto’o non è mai stato in cima ai pensieri del giovane Simy. Il suo idolo era un altro attaccante africano: Nwankwo Kanu, nigeriano come lui, spilungone come lui, snello come lui.
RAZZISMO
Da dove non è più andato via: «L’affetto che ho ricevuto in questa città fin da quando sono arrivato non so spiegarlo, va oltre il calcio». Tre campionati in Serie A e due in Serie B, dove è stato capocannoniere nella stagione scorsa, sempre con 20 gol, primo africano capocannoniere in un torneo professionistico italiano. Cattolico praticante, Simy ormai dell’Italia sa tutto. Nel bene e nel male. Ha subito da poco anche un violento attacco razzista. Due mesi fa. Dopo Crotone-Bologna, una partita che la squadra calabrese conduceva per 2-0 al termine del primo tempo, ma che poi finì 2-3. Insulti irripetibili via social, in uno dei quali veniva persino augurata la morte del suo figlioletto. Ma anche in quell’occasione scattò la solidarietà di tutta Crotone. Tanto che il sindaco Vincenzo Voce decise di conferire al figlio dell’attaccante una simbolica cittadinanza onoraria. Dall’alto del suo 1,98, Simy in area di rigore si muove con insospettata agilità. Sa essere al posto giusto nel momento giusto. Dice di lui Serse Cosmi: «E’ un finalizzatore spietato e a volte si adagia un po’ troppo nel ruolo. Ma quando, come a Verona, lotta e si batte per la squadra, diventa davvero un centravanti di Serie A». Chissà se ora in Serie A troverà una squadra con cui provare a ribattere Eto’o…
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero