Continuare a chiamarle dilettanti, adesso più che mai, fa davvero sorridere. Le donne e il professionismo, storia di un traguardo che fino a qualche tempo fa sembrava pura...
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GRAVINA
«L’apprezzamento e il consenso trasversali che le nostre ragazze si sono sapute meritare andrebbe adesso accompagnato da un progetto che individui l’equilibrio tra un nuovo status lavorativo che tutto il movimento femminile giustamente rivendica e le note criticità economiche che stanno già condizionando negativamente il sistema professionistico di base. In tempi non sospetti, abbiamo suggerito una proposta che consentirebbe alle società di calcio femminile, così come per il primo livello del professionismo maschile, di attutire l’impatto dei costi del professionismo, beneficiando di un credito d’imposta da reinvestire nel settore giovanile e nelle infrastrutture. Solo così, infatti, si creerebbero le giuste condizioni per riconoscere alle calciatrici tutti i vantaggi del professionismo senza arrestare lo sviluppo di questa splendida disciplina» ha rimarcato il numero uno della Federcalcio che venerdì sera insieme al dg Marco Brunelli ha cenato con le azzurre. Alle ragazze è stata anche letta una lettera scritta dalle detenute del carcere di Rebibbia consegnata dal presidente della Camera dei deputati Roberto Fico. Nella lettera viene espressa tutta l’ammirazione per la Nazionale («siete ragazze fortissime, facciamo un tifo sfegatato»), invitata dopo il Mondiale nell’istituto penitenziario romano.
APPLAUSI E INNI
Inutile negarlo: l’Italia femminile adesso piace a tutti. Addirittura alcuni francesi presenti nello stadio Delaune, a Reims, a un certo punto, hanno cominciato a gridare: «Italie, Italie». Dalle critiche feroci agli abbracci è stato un attimo. Il tempo di segnare sette gol e vincere due partite dimostrando che il calcio non è più solo un gioco per maschi. Chiaro che il paragone è impossibile ma a grandi falcate le ragazze stanno riducendo il gap. Ma intanto qualcuno ha ironizzato dicendo che le azzurre sono arrivate lì dove i maschietti non riescono ad arrivare dal 2006, anno del successo al Mondiale di Germania: nelle altre fasi finali dei tornei iridati, la Nazionale maschile si è fermata al girone eliminatorio (2010 in Sudafrica e 2014 in Brasile) e nel 2018 non hanno nemmeno preso parte per mancata qualificazione Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero