Arrivederci al 2021. Alla fine ha prevalso la linea che l’Italia aveva portato avanti per prima. Fin dal Congresso di Amsterdam del 3 marzo: terminare quello che si è...
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TROPPI TURNI INFRASETTIMANALI
Posticipato l’Europeo, per la Uefa ora Champions ed Europa League diventano prioritarie. Tanto che se necessario verranno annullati gli slot esclusivi nei campionati per giocare le coppe nei week-end. D’altronde portano diversi miliardi (circa 3) nelle casse di Nyon che non reggerebbe un rinvio anche di queste. Per queste che Ceferin vuole rimanere inalterati i format in modo da non dover perdere soldi dei diritti tv. Per l’Europa League si è ipotizzata la ripartenza il 30 aprile e per la Champions il 5 maggio, con le due finali in calendario il 24 e il 27 giugno si parla di final four o final eight ma ci sarebbe un piano anche per luglio). Un problema per l’Italia che ha un calendario già strapieno (Figc e Lega di A ne hanno parlato parecchio). L’ipotesi di 9 turni infrasettimali al momento è impensabile. Più di qualche club ha mostrato agitazione perché puntava a far prevalere i campionati sulle coppe, anche per i ricavi da diritti tv. Come e quando si riprenderà resta un grande punto interrogativo. Difficile stabilire come il virus proseguirà la sua corsa e soprattutto bisogna considerare che in Europa ci sono ritardi tra nazione e nazione. Non a caso sono stati creati due appositi tavoli. Uno con la partecipazione delle leghe nazionali e dei rappresentanti di club per esaminare le soluzioni di calendario che consentirebbero il completamento della stagione in corso. Il secondo per calcolare i danni economici: l’Uefa ha chiesto alle federazioni e ai club stessi di contribuire a sostenere il costo economico, 400 milioni di buco, derivante dallo slittamento della competizione. Anche se a Nyon hanno un fondo rischi da 575 milioni. La Federazione italiana, dal canto suo, dovrà togliere dal bilancio di quest’anno (andranno al 2021) 16 milioni derivanti dalle amichevoli della Nazionale e dalla partecipazione al primo turno dell’Europeo.
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Il Messaggero