Roma, Dzeko e la maledetta febbre del venerdì sera

Maledetto calendario. Come non insultarlo pensando che se la partita contro l’Inter si fosse giocata - come da antica tradizione - di domenica, probabilmente Edin Dzeko...

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Maledetto calendario. Come non insultarlo pensando che se la partita contro l’Inter si fosse giocata - come da antica tradizione - di domenica, probabilmente Edin Dzeko sarebbe stato regolarmente al suo posto dal primo minuto? Un paio di giorni in più di convalescenza avrebbero annullato la febbre d’inizio settimana e la conseguente fiacca, e avrebbero restituito il bosniaco in buona forma a Paulo Fonseca fin dal fischio d’avvio di Calvarese. Invece, partita di venerdì e il pallido Edin ben coperto in panchina. Roma ancora una volta in emergenza (Kluivert, Fazio, Cristante, Pastore e Zappacosta a casa, Pau Lopez in tribuna e Santon presto negli spogliatoi...) contro la prima della classe.


Roma inedita, e non solo tecnicamente, con Zaniolo nel ruolo di centravanti a fare a botte nel cuore della difesa di Antonio Conte. Compito non facile per Nicolò, per un milione di motivi, ma assolto – nella prima parte della prima frazione – con buona personalità. Come quella della Roma tutta, capace di complicarsi la vita solo regalando sistematicamente occasioni ai nerazzurri. Una Roma che ha saputo gestire tanto e bene il pallone ma che non è riuscita a mettere davvero paura a Handanovic. E in quei momenti si è sentita, tanto, l’assenza di un finalizzatore come Dzeko. Non per dare colpe a Zaniolo, questo deve esser chiaro, ma perché Edin è un giocatore unico. E non soltanto nella Roma. Nel momento di maggior confidenza con la partita, la Roma non è stata brava a produrre occasioni vere, con Zaniolo troppo spesso costretto a giocare da solo. Maledetta febbre...

GLI INSOLITI NOTI 

Edin in campo solo nell’ultima mezzora, con Zaniolo riportato a destra, ma con la Roma non più padrona della situazione. Scarso il gioco d’attacco, poca personalità, Edin impalpabile. Che peccato... Così sono venuti alla ribalta un paio di giocatori che non ti aspettavi, tipo Diawara a centrocampo e Mirante, già molto bravo nella prima frazione, tra i pali. Segno che il gruppo, al di là delle tante, tantissime assenze è di qualità, e che Fonseca può contare sempre e comunque su gente in grado di reggere l’urto anche della prima in classifica. Una Roma che a Milano ha confermato di essere ormai una squadra vera, e con Dzeko meno pallido in campo anche in quel primo tempo probabilmente lo avrebbe dimostrato ancora di più.
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Il Messaggero