Fabrizio Donato ha vinto l'ultima medaglia olimpica dell'Italia: bronzo ai Giochi di Londra nel salto triplo. Appena tornato a casa dopo l'allenamento a...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Fabrizio, cosa ha provato sapendo che vorrebbero squalificarla per due anni?
«Rabbia. Una grande rabbia perché ci hanno sbattuto tutti in prima pagina. Siamo vittime di un sistema che allora non funzionava. Altro che doping».
Ci può spiegare cosa accadeva con i whereabouts?
«Accadeva che spesso il collegamento saltava, si interrompeva la connessione e non si riusciva a completare l'informazione. Ma nel mio caso come non trovarmi? Non faccio raduni, resto sempre qui, a casa mia. Succede da dieci anni. Ecco, per questo non capisco. In più, dico che questi formulari li compilo dal 2000 per la Iaaf e non ho mai avuto problemi».
Lei è stato interrogato alla Procura antidoping del Coni: evidentemente non li ha convinti.
«Sono andato negli uffici all'Olimpico accompagnato da mia moglie (Patrizia Spuri, ex azzurra dei 400, ndr) e dal mio allenatore (Roberto Pericoli, ndr) per spiegare ogni cosa. Ho anche portato dei documenti».
Nulla da fare, a quanto pare.
«Quando sono andato alla Procura speravo di trovare persone che capivano di sport e di vita. Avevo fiducia».
Dica la verità: qual è il suo stato d'animo?
«Triste e amareggiato. Non stanno facendo altro che distruggere il mio sogno di arrivare alle Olimpiadi che per me sarebbero le quinte e le ultime».
Con quale spirito Fabrizio Donato continua ad allenarsi?
«Senza tranquillità. Perdo tempo, anzi perdiamo tempo perché siamo in molti ad essere coinvolti in questa assurda vicenda. Il nostro, poi, è uno sport così difficile e se non sei tranquillo diventa quasi impossibile prepararsi».
Lei va avanti.
«Vado avanti, continuo a combattere e lo farò per mesi. Questo sì che è triste, perché questa storia non si chiuderà presto Ma, ripeto, è dura in questa situazione. Tutto questo è davvero molto triste. Il rischio di compromettere preparazione, sacrifici, risultati è altissimo».
Ma la lotta al doping può vincere?
«Si vince se c'è la volontà di farlo. Io penso che non bisogna tollerare che si dopo, essere duri. In questo modo qualcosa potrà cambiare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero