«Alessandro il Grande». Così oggi l'Equipe rende omaggio a Zverev, vincitore delle Atp Finals. Se è certamente prematuro annunciare un ricambio...
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Vittorie che confermano la loro indisponibilità a cedere il passo alle nuove generazioni. Le quali, però, sgomitano - come non accadeva da tempo - per un posto al sole. Non può essere un caso che le uniche tre sconfitte di Djokovic da giugno ad oggi - una formidabile parola che lo ha riportato in cima al mondo - siamo arrivati dalla meglio gioventù: Stefanos Tsitsipas, classe 1998, a Toronto, , Karen Khachanov (1996) a Paris-Bercy, e appunto Zverev, nato ad Amburgo nel 1997, a Londra. Dei tre, il tedesco, cresciuto con il mito di Federer, è certamente il più avanti nel processo di maturazione: già n.3 al mondo lo scorso anno, oggi stabilmente sul quarto gradino del ranking mondiale. Con un futuro da predestinato in virtù del talento, le doti fisiche (198 cm di altezza), la personalità ambiziosa: per non lasciare nulla d'intentato, ha ingaggiato come coach Ivan Lendl. Un inedito connubio che ha dato subito i suoi frutti: Zverev non solo ha eguagliato il record di precocità di Djokovic, che esattamente 10 anni fa si laureava Maestro a 21 anni, ma è diventato il primo tedesco dai tempi di Boris Becker (Francoforte 1995) a trionfare nell'ultimo torneo dell'anno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero