Diawara, il play con la valigia che segna solo al fotofinish

Diawara, il play con la valigia che segna solo al fotofinish
 Non è certo uno che ti ricordi per la quantità di gol; anzi, te lo ricordi perché ne segna pochi, ma quasi tutti pesanti, decisivi. Diawara poi, te lo...

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 Non è certo uno che ti ricordi per la quantità di gol; anzi, te lo ricordi perché ne segna pochi, ma quasi tutti pesanti, decisivi. Diawara poi, te lo ricordi anche perché, quei pochi, due su tre in serie A, li segna nell’extra time. Chissà perché. Non c’è perché, è un caso, naturalmente. Ma fa effetto. L’anno da titolarissimo con il Bologna, zero reti su 34 partite giocate, lì si è capito che il gol non è la sua caratteristica primaria. A Napoli la prima rete in serie A, una perlina che regala la vittoria in extremis a Sarri e lo tiene in corsa per lo scudetto: un gol al Chievo, proprio sul gong, dopo una partita tirata e rimontata a fatica. Rete di Mariusz Stepinski, poi pari di Arkadius Milik e gol della vittoria del guineano, che Sarri faceva giocare a singhiozzo nel suo 4-3-3. Quel giorno, l’8 aprile del 2018, era lui il titolare. Regista, ruolo di specialità, ma nel Napoli lo ha potuto mostrare poco con Sarri, quasi per niente con Ancelotti. La Roma ha un solo regista, lui: Villar vi si è adattato bene ma per caratteristiche è uno abituato a giocare più avanti, così come Pellegrini. Diciamo che adesso nel ruolo di play se la giocano Diawara e Villar, anche se, con l’assenza di Veretout, certe gerarchie possono cambiare. Diawara decisivo anche nel suo secondo gol in serie A, lo scorso anno alla penultima giornata, a Torino contro i granata: addirittura su rigore, la rete del uno a tre (la partita finirà 2-3), al sessantunesimo. E siamo a Firenze, il timbro a tempo quasi scaduto, quando si doveva giocare il recupero. Il guineano si è detto felice, subito dopo la sfida del Franchi. Il periodo opaco è alle spalle: il Covid lo ha abbattuto a inzio stagione e di recente ha subito un dolore sentimentale, la sua fidanzata, la bella Mariana Falace, lo ha lasciato con una lettere via social. «Ho bisogno di un rapporto che nutra la mia anima ogni giorno. L’amore non basta. Non è stata per me una decisione facile, purtroppo scelgo me. Sceglierò sempre me», il senso del suo discorso. Ma la vita va avanti, sempre. Amadou se n’è fatto una ragione. 


IL PERSONAGGIO

Diawara è un personaggio particolare, si ricorderà quando, avendo già un accordo con il Napoli, aveva fatto impazzire il Bologna e il povero Donadoni, che lo aspettavano, invano, in ritiro. Anche quest’anno s’era detto che sarebbe andato via, ma in realtà non era proprio lui a chiedere la cessione a gennaio (la Roma non si sarebbe opposta) ma il suo procuratore, lo stesso che aveva fatto arrabbiare Fonseca qualche tempo prima, sostenendo che il suo assistito giocava poco (era arrabbiato la questione di Verona e per non essere stato schierato con la Juve). Fonseca non la prese bene e rispose a tono: se Amadou giocava poco, da quel momento ha giocato sempre meno. Tant’è che quella di Firenze è stata la sua seconda gara da titolare, la prima a Verona, quella del caso Diawara, appunto. Il 15 c’è l’udienza al Collegio di Garanzia del Coni, chissà se dal caso Verona-Diawara la Roma otterrà il punto-Diawara. E chissà, il punto Champions. 

 

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Il Messaggero