Per ragioni misteriose – e adesso per lo più irrintracciabili – un giorno il calcio ha perso la misura di ciò che è appropriato ed è...
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GLI SMARTPHONE
Insomma Raiola ha fabbricato una macchina perfetta, da maestro ne ha oliato i meccanismi, ci è salito e per poco non ha vinto il Mondiale di Formula Uno. Perché in realtà, come detto, a reggere il mercato mondiale – dal Brasile alla Russia – è un portoghese di 51 anni, sempre elegantissimo negli abiti d’alta sartoria. È Jorge Paulo Mendes. Quando è approdato nella terra del pallone, fondando l’agenzia GestiFute, ha rigato la superficie delle abitudini del calciomercato, rendendo la gestione dei calciatori più simile che aliena alla conduzione di un’azienda. Oggi Mendes accumula – per sport – milioni di miglia aeree, fonde un paio di smartphone al mese, incassa cifre matte in qualsiasi valuta esistente sul globo e amministra fuoriclasse tipo Cristiano Ronaldo, James Rodriguez, Diego Costa, André Silva e Falcao. E al vorticare di talento bisogna aggiungere anche il ghigno di José Mourinho. Saper immaginare, e intravedere, la bravura di un campione dentro ai piedi di un ragazzo di 17 anni è un gesto che gli riesce senza spigoli. Naturale. A lui, meglio che a chiunque altro. Ed è la sua arte.
DA TEHERAN
Da Teheran è decollata, infine, la carriera di Kia Joorabchian. Quarantacinque anni, studi a Londra, tripla cittadinanza (iraniana, britannica, canadese), un genio capace di costruire immense cattedrali contrattuali, depositandole sulla bolla di fantasie finanziarie e spesso acquistando i cartellini dei giocatori. Con la cura tipica degli orientali, ha stretto amicizie e confidenze con gli uomini del calcio cinese. Infatti ora controlla buona parte della rosa dell’Inter. Accompagna Tevez da un capo dall’altro dei continenti. E intavola trattative spesso rocciose. Decidere, lo esalta. Dev’essere questo tratto a rendere indomabili i procuratori.
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Il Messaggero