ROMA Da Cafu a Bruno Peres, un esercito di brasiliani. E non solo a destra. Perché la tendenza in Casa Roma, a giudicare dagli ultimi venti anni, è affidarsi a...
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BIG E FLOP
Un'esperienza da esterno destro l'ha fatta pure Marquinhos, ma sono cose che è meglio dimenticare. Traffico di brasiliani da bollino rosso, invece, a sinistra. Prima di Emerson Palmieri, ecco i riccioli zoppicanti di Dodò, arrivato a Roma con un grande avvenire dietro le spalle e ripartito dalla Capitale senza lasciare tracce, se non nelle casse sociali con un +9 milioni di euro. Cedendolo all'Inter, il ds Sabatini disse: «Forse altrove prenderà anche un 7 in pagella, qui prendeva 6 anche se la squadra vinceva 3-0. E' stato ceduto per salvargli la vita». Non si ricordano, a dire il vero, presenze di Dodò nella Seleçao o Coppe de campioni in bacheca. Nessun danno, ma anche poche cose belle, si ricordano pensando a Michel Bastos, arrivato alla Roma per svernare pochi mesi prima di tornare a guadagnare soldi facili al San Paolo. Tracce da esterno basso a sinistra anche con Marquinho e addirittura con Mancini, che Franco Baldini portò alla Roma nel 2003 perché era un terzino (alla brasiliana...) che aveva fatto molto bene all'Atletico Mineiro. Si ricorderà, poi, che anche Francisco Lima, un uomo per tutte le vendemmie, è stato posizionato più volte da Fabio Capello sulla corsia di sinistra con compiti di copertura. Alla Roma, insomma, non si sono fatti mancare davvero nulla, ricordando anche le partite giocate da terzino da Taddei, che Luciano Spalletti impiegava nel tridente d'attacco, con Luis Enrique in panchina.
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Il Messaggero