Dall'Azzurra di Vallicelli a Luna Rossa, il sogno italiano nell'America's Cup si ripete

Dall'Azzurra di Vallicelli a Luna Rossa, il sogno italiano nell'America's Cup si ripete
Doveva essere un libro per raccogliere il lavoro degli oltre 40 anni di vita dello Studio Vallicelli, ma complice l’irrompere degli scafi volanti della 36°...

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Doveva essere un libro per raccogliere il lavoro degli oltre 40 anni di vita dello Studio Vallicelli, ma complice l’irrompere degli scafi volanti della 36° America’s Cup il libro “Vallicelli Yacht Design”, recentemente pubblicato da Skira, si è trasformato in una splendida occasione per vivere la storia del periodo chiave del diporto velico italiano. “Un raccontone” come lo chiama Valerio Paolo Mosco, che di Andrea Vallicelli, il papà di Azzurra, ha raccolto in 272 pagine (molte le immagini), ricordi, sensazioni, esperienze, tra progettazione, cantieri e campi di regata. Ne emergono personaggi, botteghe d’arte di maestri d’ascia, cantieri, sperimentazione, evoluzione tecnologica e informatica, trasformazioni. Trasformazioni per cogliere le quali basta confrontare l’elegante 12 metri SI Azzurra lungo 19.98 metri della Coppa America del 1983 a Newport, uscito da disegni tracciati su fogli con mine di grafite appuntite, con Luna Rossa Prada Pirelli, oggetto fascinoso di 22,86 che vola a 50 nodi.


GLI INIZI 
A metà degli anni 60 il mondo della vela sta trasformandosi radicalmente. Si passa da una realtà di élite, a una vela molto più “democratica”. Gli scafi diminuiscono di dimensione e aumentano di numero. In Italia dominano club esclusivi a cominciare dal più antico, lo Yacht Club Italiano di Genova nato nel 1879. La stessa città dove nel 1962 nasce il Salone Nautico che di fatto certifica l’avvio della nautica da diporto. Andrea Vallicelli, romano, classe 1951, ha le prime esperienze veliche autonome in Vaurien “modello ideale di barca minimale” e poi in Flying Dutchman “modello ideale di barca estrema”. Il 1970 è un anno topico per la vela, dopo estenuanti negoziati, americani e europei finalmente hanno trovato un accordo su un criterio di stazza comune che permetta a scafi diversi di correre insieme: lo Ior ( International Offshore Rule). Tre anni dopo, nel 1973, a Porto Cervo si disputa così la One Ton Cup, mondiale di barche a rating fisso che corrono in tempo reale. Vince Ydra di Marina Spaccarelli Bulgari timonata dall’Ammiraglio Straulino. Vincitore morale per molti è però Ganbare, che viene squalificato per aver girato una boa al contrario. Ganbare è essenziale, quasi spoglio. L’ha disegnato e costruito in un garage in California un giovane capellone, tale Doug Peterson. A bordo, ricorda Vallicelli, un equipaggio che sembra “compendiare la contro-cultura statunitense di quegli anni: capelli lunghi, fare cordiale se non scanzonato, quasi totale assenza di gerarchia, C’era uno spirito di Ganbare che seduceva quanto le prestazioni della barca. 
NUOVO STILE
Se dunque l’elegante Ydra dell’Ammiraglio Straulino e l’altrettanto elegante Marina Spaccarelli Bulgari, l’armatrice, e il suo equipaggio disciplinatissimo rappresentavano una vela d’altura che stava scomparendo, Ganbare sanciva l’affermarsi di un nuovo stile che coscientemente e incoscientemente affascinerà me, Vittorio Mariani, Nicola Sironi e Patrizia Ferri, i primi componenti del nostro Studio” Amici, tutti under 25. Ai quali si unirà Alessandro Narareth, l’ingegnere.
Anni 70 e 80: mondo velico scanzonato, sensazione di libertà, estati all’Argentario, dove a Porto Santo Stefano, sindaco Susanna Agnelli, si corre la Settimana dell’Argentario. Li ricorda bene quegli anni Valerio Paolo Mosco architetto come Vallicelli, che come lui ha intrapreso la carriera accademica.. Lavorare a questo libro per lui, “è mettere in bella i diari di allora”. Mosco, classe 1964, regatava con le barche del padre Vittorio, ma anche tanto con gli LSD disegnati dallo Studio per Carlo Bixio, imprenditore di musica e di audiovisivo “uomo di alto livello umano, attento, che metteva tutti a suo agio”.
E’ nel 76 che Andrea Vallicelli, ancora studente, realizza l’Half Tonner Ziggurat, barca “autogestita” in 10. 


Al mondiale a Trieste, la Half Ton Cup è un successo: Ziggurat è terzo e Elio De Sabata, figlio del grande direttore di orchestra, si presenta in banchina e compra la barca lì per lì. Dopo Ziggurat arrivano Gattone, Nostra Signora dei Turchi, Argento Vivo, Caccia alla Volpe dei Meschini, Koala V per il Professor Pierluigi Spadolini, Sogno Bagnato, Botta Dritta, Gemini per la Marina Militare. Arrivano i Brava di quel grandissimo, generoso, appassionato armatore che fu Pasquale Landolfi, vincitore di tutto e di più, compreso un Fastnet. Arriva Virtuelle ideato per Carlo Perrone con l’apporto per arredi e sovrastrutture di Pilippe Starck. Tutti nomi evocativi. E arriva Azzurra che con i colori dello Yacht Club Costa Smeralda, porta l’Italia alla sua prima Coppa America sotto l’ala di Gianni Agnelli, Karim Aga Khan e Beppe Croce. Skipper è Cino Ricci, timoniere Mauro Pelaschier. 

 

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Il Messaggero