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CROTONE La Lazio fallisce il primo match point per la Champions. Gli infortuni, la stanchezza e la poca cattiveria hanno prevalso nei biancocelesti che a Crotone rimediano un punto piccolo piccolo e inutile perché rimanda tutto allo scontro diretto di domenica contro l’Inter. Una vera e propria finale. Serviva una gara di carattere, si è vista invece una squadra poco lucida e con troppe differenze a livello qualitativo nelle riserve. Caicedo non può fare il vice Immobile e non per i 30 gol di differenza ma proprio perché a guardarli sembra facciano due ruoli differenti. Da mani nei capelli il gol che si divora davanti a Cordaz. Vuole fare lo scavetto ne esce una cosa inguardabile. Lì davanti non punge mai e sgomita anche meno del solito. Ma le colpe non sono certo tutte dell’attaccante laziale perché è ovvio che senza Parolo, Luis Alberto e Ciro la Lazio è un’altra squadra.
POCA RABBIA
Sono mancati anche Milinkovic e Felipe Anderson che per gran parte della gara non hanno inciso con la cattiveria necessaria. Alla fine i biancocelesti sono stati schiacciati dalla pressione della vittoria. Serviva più rabbia e voglia di conquistare un traguardo che manca da ben 11 anni. Eppure il vantaggio di Lulic aveva illuso Inzaghi di aver messo la gara sui giusti binari. Non è stato così perché la voglia di restare in A del Crotone è stata più forte. Simy e Ceccherini, l’autore del fallo da rigore, hanno ribaltato il risultato facendo sognare tutti ad occhi aperti. Un graffio nel finale di Milinkovic ha interrotto a metà il sogno salvezza dei calabresi (obbligati a vincere a Napoli) e reso meno amaro il viaggio di ritorno dei laziali. Domenica servirà un’altra Lazio. Decisamente.
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Il Messaggero