Roma, il disastro ha tanti colpevoli. L’errore più grave: far finta di niente

Paulo Fonseca (foto Fraioli)
Mancavano dieci giorni a Natale dello scorso anno quando la Roma vinceva la sua ultima partita allo stadio Olimpico. Da quel momento solo delusioni e miserie, nelle sfide giocate...

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Mancavano dieci giorni a Natale dello scorso anno quando la Roma vinceva la sua ultima partita allo stadio Olimpico. Da quel momento solo delusioni e miserie, nelle sfide giocate alle pendici di Monte Mario. Non solo nella Capitale, però. Con una serie infinita di salti verso il basso nel nuovo, disastroso anno. E prestazioni indecenti che coinvolgono tutti. Tutti. Perché stilare classifiche di promossi e bocciati, in certi casi, significa soltanto salvare qualcuno che non merita di essere salvato. La Roma oggi è una squadra in profonda crisi: ecco perché va chiamato in causa chi il gruppo l’ha costruito (e non migliorato a gennaio), chi lo guida e chi va in campo. Troppo scoperto ormai il suo piano strategico, ad esempio. Far gol alla Roma di Paulo Fonseca è diventato facilissimo. La rosa che andava rinforzata nel mercato di gennaio (dove non arrivano i soldi, di solito arrivano le idee...) fatalmente ora è peggiorata, con più di un elemento da accompagnare all’uscita. In fretta.

LA BANDA DEL BUCO 
Goffa, a tratti comica, costantemente in affanno tattico e anche mentale: ecco la Roma della prima frazione. Una squadra in balìa totale di un avversario lineare, ordinato e smanioso di dare tutto se stesso su ogni pallone. Una Roma all’intervallo sotto di un solo gol e, per molti versi, anche fortunata nel chiudere la frazione con quel punteggio. Una Roma dominata da un Bologna capace di bloccare agilmente le fonti del gioco di Paulo Fonseca e abile assai nello sfruttare i punti deboli in fase difensiva degli avversari in maglia giallorossa. Dopo l’osceno primo tempo di Reggio Emilia, un’altra partenza da incubo. Con più di qualche protagonista impresentabile, tipo Kolarov irriso da Orsolini o il tandem Veretout-Cristante preso a pallonate da Schouten e Svanberg. E Mkhitaryan in campo con tre giorni di allenamento nelle gambe dopo quattro settimane di stop. Micki sta meglio di Pastore, il virgolettato giovedì in conferenza-stampa di Fonseca: figuriamoci come sta il Flaco... Roma più brutta di quanto uno potesse negativamente immaginare dopo lo stop in casa del Sassuolo. Con una ripresa altrettanto triste, inutile ai fini del risultato, scontatamente ricchissima di problemi, di errori, di cose brutte e di un’altra espulsione. Pietà...

Qui non si tratta di giovani che non danno tutto quello che dovrebbero dare: i problemi in casa Roma non hanno età. Possibile che l’ultima parte del 2019 sia stata una meteora e che la realtà sia invece quella d’inizio 2020? Possibile che la bella Roma del derby sia scomparsa dopo il fischio finale di Calvarese? Qualcuno deve avere il coraggio di spiegare ai tifosi le cause del tonfo, se le ha individuate. Deve averlo. Far finta di niente, come accaduto nel post Reggio Emilia, sarebbe la fine. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero