Lo abbiamo capito, ormai. I tamponi sono per i vip, o meglio, per chi fa parte del grande palcoscenico riesce a sottoporsi al controllo decisivo per sapere se si sia o meno...
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La polemica sulla scelta dei “tamponabili” è ormai vecchia, ma va risolta. In Lombardia, e non solo, i tamponi vengono fatti a una platea ridotta e la vera soluzione del problema, ovvero scovare i positivi dagli asintomatici, non c’è ancora. Nello sport ci sono pochi positivi alla fine, quelli più evidenti, come detto, sono nel calcio e nel basket, specie negli States (il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha criticato su la facilità con cui tutti i giocatori dei Brooklyn Nets hanno potuto fare gli esami, tanto che ben quattro di loro, ad esempio Kevin Durant, sono risultati positivi), anche quest’ultimo sport dalla grande platea, con una luce del riflettore sempre accesa, specie negli Usa, dove il virus sta dilagando da qualche giorno. C’è chi ha scritto “due tamponi e due misure” e ha ragione: atleti figli di un dio minore non sanno e non sapranno, o meglio ne verranno, forse, a conoscenza solo davanti a sintomi evidenti. E non possono fuggire come hanno fatto altri che si sono sottoposti a un test per poi prendere un aereo (rigorosamente privato) per raggiungere lidi apparentemente sicuri, vedi Higuain, Pjanic, poi via via Handanovic, Brozovic per non parlare delle rispettive compagne, vedi la signora Ronaldo, Giorgina, che segue il suo campione ovunque. Gli atleti di tutto il mondo tornano alla ribalta soprattutto nel grande evento, poi ci si dimentica di loro. L’Olimpiade è stata spostata di un anno, ed ecco che slitta il loro momento di notorietà. Ora si arrangino pure. Nel frattempo si indignano tutti, vedi il solito Codacons che si occupa dei diritti dei meno esposti. Ma i figli di un dio minore restano figli di un dio minore.
Il Messaggero